Friz Antonio

Antonio Friz
Immagine: Storiastoriepn
Nome: Antonio
Cognome: Friz
Nome di battaglia: Wolf
Luogo di nascita: Pontebba
Provincia/stato: Udine
Data di nascita: 06/02/1926
Luogo di morte: Udine
Data di morte: 10/12/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Antonio Friz nacque a Pontebba, piccolo comune in provincia di Udine, il 6 febbraio del 1926 da Roberto, ferroviere e socio dell’Uu, e Maria Rizzi, terzo di otto fratelli. Nel 1935 la famiglia si trasferì a Udine dove il giovane ebbe modo di attendere agli studi elementari e medi, iscrivendosi poi al liceo scientifico Giovanni Marinelli. Fu proprio dopo l’arrivo nella città friulana, inoltre, che volle iscriversi alla Giac e prendere parte alle attività del locale circolo «L. Michelini».

Terminato il suo percorso scolastico, nell’estate del 1943 F. fu raggiunto dalla notizia della caduta del regime e, successivamente, da quella della firma dell’armistizio di Cassibile che poneva ufficialmente fine alle ostilità con gli angloamericani ma, al contempo, lasciava drammaticamente aperto il nodo riguardante i rapporti da mantenere con l’ex alleato germanico. In questo contesto, il giovane fu particolarmente colpito in negativo dalle operazioni di disarmo e deportazione dei soldati italiani del Regio esercito che, senza direttive precise provenienti dai comandi militari, si erano arresi all’occupazione delle forze tedesche. In una città di confine come Udine, infatti, era frequente assistere al passaggio di convogli che trasportavano ebrei, prigionieri ed ex militari verso i campi di concentramento e di prigionia. Fu probabilmente questo triste spettacolo a indurlo ad avvicinarsi al movimento resistenziale che andava formandosi nella zona.

Desideroso di dare il proprio contributo alla causa, F. si inserì tra le fila del cosiddetto «Battaglione studenti», un gruppo di giovani che si erano organizzati per compiere azioni di sabotaggio e attività clandestina di opposizione contro i nazifascisti. Il bisogno di rendere più organica la sua opera e impegnarsi anche in attività di guerriglia lo portò, insieme ad altri compagni della banda, a raggiungere il battaglione Val Torre della I brigata Osoppo-Friuli che operava nella zona compresa tra Tarvisio e Udine. Così don Aldo Moretti descrisse il momento in cui il giovane gli venne a comunicare la sua scelta: «Me lo vedo un giorno arrivare in Seminario a dire che aveva deciso di salire in montagna anche lui a fare il partigiano con la “Osoppo”. Lo dissuado: ha 18 anni, è studente; attenda semmai a servizi di pianura. Insiste. Gli dico che comunque io non lo presento a nessuno senza aver sentito cosa dicono anzitutto il padre e poi anche il parroco suo del Carmine. Ritorna una seconda volta trionfante a dirmi che ha ottenuto il doppio consenso». Assunto il nome di battaglia di «Wolf», fu impegnato in diverse operazioni contro le forze nazifasciste e si distinse a più riprese per l’audacia che dimostrava sul campo. Vista la sua capacità in battaglia e il carisma che riusciva a esercitare sui compagni, il 1° dicembre del 1944 venne nominato comandante della 2ª squadra del battaglione guastatori.    

Nei primi giorni di dicembre del 1944 fu tra i protagonisti di un’operazione di sabotaggio al deposito locomotive della stazione ferroviaria di Udine che, in collaborazione con una missione alleata, prevedeva il collocamento di cariche esplosive nella struttura al fine di rallentare le possibilità di rifornimento dei tedeschi. Il gruppo di partigiani, però, venne ben presto individuato dalla guarnigione posta di guardia alla stazione e ingaggiato in un breve scontro a fuoco. In questa situazione, al fine di permettere la fuga dei suoi compagni, F. decise di attirare l’attenzione dei nazifascisti facendosi individuare e, raggiunto, fu bloccato e catturato.

Posto in stato di arresto, venne trasportato alla caserma di Prampero, in provincia di Udine. Dopo un duro interrogatorio, in cui fu anche percosso e seviziato al fine di indurlo a confessare le sue responsabilità nel movimento partigiano, il 10 dicembre venne convocato insieme ad altri tre partigiani davanti al Tribunale speciale per procedere al processo. Condannato a morte, in attesa dell’esecuzione della sentenza ebbe modo di scrivere sul retro di una fotografia: «Carissimi genitori e fratelli, quando riceverete questa, io sarò morto. Non piangete, ma siate forti e pregate. Perdonate tutti i dispiaceri che vi ho recato ma ricordatevi di vostro figlio che sempre vi ha amato. Ricevete tutti l’ultimo mio forte abbraccio. Vostro per sempre, Toni». Vistasi negata anche la possibilità di ricevere la grazia, fu condotto nel cortile antistante la struttura del tribunale e fucilato in ottemperanza a quanto disposto. In un manifesto apparso in città il giorno successivo la sua esecuzione venne motivata descrivendolo come l’«autore di un attentato a mezzo di esplosivo contro un reparto germanico in servizio di guardia». Don Corrado Roiatti, che gli rimase vicino nelle ultime ore di vita, così descrisse il contegno mantenuto dal giovane: «Alle ore 13 S.E. Mons. Arcivescovo mi avvertì della condanna a morte del Friz e di altri tre partigiani, e m’incaricò di andarli a visitare. Il Friz era calmo e sereno, chiese subito di ricevere i santi Sacramenti. […] Fece la confessione e ricevette la santa Comunione con edificante pietà, guidando nella preghiera i suoi compagni: mi parlò a lungo della famiglia e di alcuni amici, scrisse alcune parole per i suoi genitori e, senza lamento né recriminazione, attese l’ultimo istante di sua vita. […] Assicuro che fra i molti condannati a morte da me assistiti, difficilmente ne trovo uno che, dinanzi alla morte, si sia mantenuto così dignitosamente fiero e cristianamente pronto come Antonio Friz».

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Giac, b. 773, fasc. Focoli-Fusi
  • Gino Sequalini, Antonio Friz Wolf 1926-1944, Tip. A. Pellegrini, Udine 1985.

Hanno fatto parte di Gioventù italiana di Azione cattolica anche:

ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
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