Antonio Laghi, detto Tonino, nacque a Faenza, in provincia di Ravenna, il 29 aprile 1924 da Amleto e Annunziata Liverani. Trascorse la sua giovinezza nella frazione di Errano, dove ebbe modo di prendere parte alle attività del circolo Giac «Pier Giorgio Frassati» attivo presso la parrocchia di Santa Maria del Rosario. Nel 1943 venne richiamato sotto le armi per svolgere il proprio servizio di leva. Dopo il periodo di formazione militare, venne inviato presso un reparto di fanteria dislocato nel territorio nazionale ma, quando fu raggiunto dalla notizia della firma dell’armistizio dell’8 settembre, che poneva fine alle ostilità con gli angloamericani ma apriva drammaticamente il campo all’occupazione tedesca di gran parte della penisola, il giovane decise di tornare a casa per evitare la cattura da parte delle truppe tedesche e la deportazione in Germania.
Dal 10 gennaio del 1945, anche a causa dei ripetuti bandi emessi da Graziani, L. decise di unirsi alla causa partigiana e di raggiungere la 2ª Brigata Julia che, guidata dal comandante Giuseppe Molinari e dal commissario politico Federico Molinari, operava principalmente alla destra del fiume Taro, quindi nei pressi del territorio di Berceto, in provincia di Parma. Assunto il nome di battaglia di «Ramino», partecipò ad alcune operazioni di sabotaggio e ad altre decisamente più rischiose volte al reperimento di armi per la formazione. Il tempo trascorso tra la Resistenza fu, però, molto breve: il 2 febbraio successivo, mentre si trovava a Berceto, il suo reparto venne impegnato in un combattimento da una pattuglia nazifascista in operazione di rastrellamento. Nel breve scontro a fuoco che si accese L. fu raggiunto da una scarica di mitra che lo lasciò esanime a terra.