Bruno Paparella nacque a Ferrara il 14 settembre 1922, primo di quattro figli. Crebbe in una famiglia di radicate tradizioni religiose e sempre attenta ai bisogni educativi dei giovani e dei carcerati. Il padre Alighiero fu decorato con una croce al merito di guerra nella Prima guerra mondiale. In questo contesto così delineato, P. maturò in un ambiente sereno, aperto e con un forte radicamento religioso, piuttosto freddo nei confronti del regime fascista e delle sue derive autoritarie, razziste e violente. Dopo il 1938 il padre venne segnalato e attenzionato dagli apparati del regime per la sua amicizia con un ebreo di origine rumena presente da diversi anni a Ferrara e amico di famiglia – il professor Emanuel Merdinger – che sopravvivrà alla tragedia della Shoah.
Nel 1936, a quattordici anni, P. divenne presidente del circolo della Gioventù italiana di Azione cattolica della parrocchia di San Paolo della sua città natale e, nel 1939, presidente diocesano della Giac di Ferrara, carica che mantenne fino al 1946.
Negli anni finali della guerra e, in particolare, dopo l’instaurazione della Repubblica di Salò, partecipò in modo sempre più attivo ai movimenti cattolici antifascisti fino a inserirsi tra le fila del terzo Cln cittadino e in quelle della 35ª brigata Ferrara. Nelle tracce biografiche di un volume pubblicato nel 1987 su P. per volontà dell’ex responsabile dell’ufficio stampa dell’Ac – dott. Giovanni Fallani – si ricordano anche quegli eventi ed il suo ruolo attivo nel passaggio di informazioni dal comando tedesco dove svolgeva il servizio militare. P., nel corso del tempo, non ha mai parlato in famiglia delle sue attività nella Resistenza, ma da un articolo di Giorgio Franceschini nel volume Cento anni di movimento cattolico ferrarese, edito dalla Giunta centrale dell’Azione cattolica della diocesi di Ferrara nel 1969, emerge che quel gruppo di giovani del quale fece parte si impegnò non solo in piccole operazioni di sabotaggio, ma anche nel passaggio di informazioni e nell’organizzazione del Comitato di liberazione nazionale cittadino. In quei disperati giorni dell’aprile 1945, l’arcivescovo Ruggero Bovelli assunse un ruolo fondamentale nel liberare la città dall’occupazione nazifascista e per evitarne il bombardamento. In quel periodo, infatti, in arcivescovado fu addirittura ospitato il Cln, al fine di dargli la possibilità di riunirsi in sicurezza e anche P. partecipò a quegli incontri, dando il suo prezioso apporto.
Nell’immediato dopoguerra, mentre altri suoi amici del Cln si impegnarono nella fondazione della Democrazia cristiana cittadina, egli assunse, all’inusuale età – per l’epoca – di ventiquattro anni, il ruolo di presidente diocesano dell’Azione cattolica che mantenne dal 1946 fino al 1949. Al contempo, inoltre, fu anche impegnato nel ruolo di presidente del Comitato civico cittadino durante le famose elezioni del 18 aprile 1948, in un territorio caratterizzato da forti tensioni sociali e dove il Partito comunista poteva contare sulla maggioranza assoluta degli elettori.
Il 19 febbraio 1948 si laureò in Lettere antiche all’Università Cattolica di Milano.
Dal 1952 al 1959 fu nominato alla carica di vicesegretario generale dell’Azione cattolica nella sede nazionale di Roma e, dal 1959 al 1972, fu segretario generale nei difficili anni che videro l’esplosione della contestazione e il varo del nuovo Statuto sotto la presidenza Bachelet, che segnò l’inizio della cosiddetta “scelta religiosa” dell’Azione cattolica.
Dal 1972 al 1977 fu responsabile dell’Educazione permanente dell’Università Cattolica di Milano.
Morì prematuramente il 28 ottobre 1977 al policlinico Gemelli di Roma dopo una breve, ma inesorabile, malattia. Il 23 marzo 2019 il comune di Ferrara ha dedicato un giardino pubblico alla sua memoria che è stata inaugurato alla presenza del prof. Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio che fu presidente dell’Azione cattolica nel corso degli anni Sessanta e Settanta.