Luigi Verzini nacque a Illasi, piccolo comune in provincia di Verona, il 5 ottobre del 1924. Negli anni della giovinezza, dopo aver atteso agli studi elementari e medi presso il paese natale, proseguì la carriera scolastica iscrivendosi al liceo a Verona. Fu in questo periodo che, avvicinatosi agli ambienti dell’associazionismo cattolico, ebbe modo di inserirsi tra le fila del circolo Giac del paese natale guidato dal dinamico assistente don Ernesto Castellani.
Aveva appena terminato gli studi superiori quando, nell’agosto del 1943, fu richiamato sotto le armi per assolvere agli obblighi di leva. Dopo un breve periodo di formazione militare, V. venne assegnato al 57° reggimento fanteria della divisione Lombardia del Regio esercito, allora dislocata a Pola. Fu proprio nella città istriana che il giovane venne raggiunto dalla notizia della firma dell’armistizio di Cassibile che, pur ponendo fine alle ostilità con gli angloamericani, lasciava drammaticamente aperto il nodo circa i rapporti da tenere con l’ex alleato germanico. In questo contesto i comandi militari italiani all’estero vennero travolti dall’ambiguità della formula utilizzata per la ratifica dell’accordo con le forze alleate e dal comunicato reso pubblico via radio dal maresciallo Badoglio. A questo disorientamento delle truppe italiane fece da contraltare una decisa azione da parte dell’esercito tedesco che si attivò immediatamente per mettersi in posizione di superiorità strategica rispetto al contingente italiano, attraverso una decisa opera di cattura degli ufficiali di alto grado e di isolamento dei diversi reparti ormai nemici.
Pur nel generale sbandamento, V. si disse deciso a mantenere fede al giuramento fatto al re e scelse di non abbandonare la propria postazione. Dopo pochi giorni venne dunque raggiunto da una pattuglia tedesca e, posto in stato di arresto, volle nuovamente ribadire la volontà di non servire sotto la Wehrmacht. Il 12 settembre, insieme a molti dei suoi compagni che presero la stessa decisione, venne deportato in Germania verso il campo di lavoro Stalag IX A sito a Ziegenhain, in Renania, e impegnato presso la ditta Henschel, azienda meccanica che durante la guerra produceva carri armati. A seguito di questo trasferimento poco si seppe della sua vita trascorsa in prigionia fino a quando una comunicazione giunta alla famiglia rese nota la sua morte in data 31 marzo del 1944. Solo in seguito si seppe che il giovane, già fortemente debilitato a causa degli estenuanti turni di lavoro e delle generali condizioni di vita nel campo, fu una delle vittime di un’improvvisa esplosione di polveri accorsa durante il suo impegno in fabbrica.