Evelino Marcolini nacque a Verona il 4 giugno 1923. Cresciuto in un ambiente impregnato di profonda religiosità, fin da giovanissimo fece parte del circolo Giac attivo nella parrocchia San Pancrazio della sua città natale in qualità di aspirante e, successivamente, di socio effettivo. Attesi agli studi elementari e medi, volle attivarsi per trovare un lavoro che gli permettesse di contribuire alle modeste finanze familiari. Assunto come apprendista meccanico, decise comunque di iscriversi alla scuola industriale di Verona per seguirne i corsi serali e specializzarsi nel suo mestiere.
Nel luglio del 1940, vedendo la possibilità di migliorare la propria condizione sociale ed economica, decise di arruolarsi come volontario nel corpo della Regia marina. Dopo un breve periodo di formazione, M. venne assegnato al deposito dei Corpi reali equipaggi marittimi di Venezia con la qualifica di allievo elettricista e, con questo ruolo, fu avviato alle scuole di San Bartolomeo di La Spezia per frequentare un corso specifico. Terminato questo impegno, nell’agosto del 1940 si vide trasferito nella categoria di specialista nella direzione tiro e nel dicembre dello stesso anno in quella dei palombari. Seguito un ulteriore periodo di addestramento militare, nel luglio del 1941 fu assegnato come allievo sommozzatore alla X flottiglia Mas e, promosso sottocapo palombaro sommozzatore, nell’ottobre del 1942 passò nel reparto antimezzi d’assalto dell’equipaggio della corazzata Andrea Doria dove rimase per circa un anno.
Al momento dell’armistizio di Cassibile M. decise di restare fedele al giuramento alla corona e fece richiesta per partecipare alla guerra di liberazione quale operatore di Mariassalto, unità militare della Regia marina costituitasi dopo l’8 settembre e dipendente dall’ispettorato generale Mas con sede a Taranto, venendo promosso sergente nell’aprile 1945.
La sua unità partecipò a diverse operazioni a fianco dei reparti alleati, in particolare fu attiva allo scopo di mantenere aperti i porti di La Spezia e, soprattutto, di Genova. Con questa finalità, dunque, nella notte del 19 aprile del 1945 venne dato avvio all’operazione denominata «Toast» che, eludendo la guardia dei reparti tedeschi, aveva come obiettivo l’affondamento della portaerei italiana «L’Aquila», attraccata al molo di Genova, per evitare che il giorno successivo fosse silurata dai tedeschi che volevano utilizzarne il relitto per bloccare definitivamente l’ingresso del porto. M. venne designato per prendere posto tra un gruppo scelto di incursori che annoverava i migliori palombari della Regia marina e, pur se scarsamente e malamente equipaggiato, riuscì insieme ai suoi compagni a portare a termine il compito assegnatogli e a fuggire dal tentativo dei tedeschi di individuare i responsabili.
In ricordo della sua partecipazione a questa strategica missione, il 31 maggio del 1946 venne consegnata la medaglia d’oro al valor militare a M. con la qualifica di sottocapo palombaro della Marina militare e la seguente motivazione: «Volontario nei mezzi d’assalto della Regia Marina, in perfetta comunione di spirito e di intenti con il proprio ufficiale, otteneva di partecipare ad ardita operazione di forzamento di porto nazionale della zona occupata, benché a conoscenza che il materiale da impiegare fosse ormai poco efficiente e conscio di affrontare anche in caso di cattura l’estremo sacrificio. Con abilità somma, sorretta da mirabile freddezza, indomita decisione e temerario coraggio, superava le ostruzioni attentamente vigilate, attaccava con successo l’obiettivo e riusciva poi a rientrare incolume sull’unità che lo aveva trasportato nelle acque foranee del porto. Con questa azione, che sollevava l’ammirazione dei compagni d’arme della Regia Marina e delle Nazioni Unite e risparmiava ulteriori gravi offese ad uno dei maggiori centri marittimi nazionali già tanto provato, recava, in un momento particolarmente difficile, nuova gloria alla Marina ed alla Patria. Esempio mirabile di elette virtù di soldato. Acque di Genova, notte sul 19 aprile 1945».
Nel dopoguerra, M. rimase nei ranghi della Marina militare. Promosso secondo capo, sul finire del 1948 venne trasferito nella categoria portuali a causa di una menomazione fisica derivata dalla lunga attività subacquea svolta in guerra e nel periodo appena successivo alla fine della II Guerra mondiale per provvedere allo sminamento di diversi porti italiani dislocati nel Tirreno e nell’Adriatico. Proseguì la carriera raggiungendo il grado di capitano di corvetta presso il consorzio portuale di Genova. Nel 1986, col grado di capitano di fregata, fu collocato in ausiliaria per raggiunti limiti di età. M. morì a Genova il 10 settembre del 2006. L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa la notizia della scomparsa dell’ufficiale, inviò al generale Umberto Rocca, presidente del Gruppo medaglie d’oro al valor militare d’Italia, il seguente messaggio di cordoglio: «Ho appreso la triste notizia della scomparsa del Capitano di Fregata e Medaglia d’Oro al Valor Militare Evelino Marcolini. Egli è stato un fulgido esempio di incomparabile abnegazione e alto senso del dovere. In particolare, quale operatore dei mezzi d’assalto, dette prova di elevato coraggio e di spirito di sacrificio, durante la Guerra di Liberazione. Giunga a lei ed a tutti i componenti del gruppo delle Medaglie d’Oro la mia personale e sentita partecipazione».