Goffredo Nobili nacque a Tolentino, in provincia di Macerata, il 14 dicembre del 1919 da Giuseppe e Maria Ciarapica. Cresciuto in una famiglia di profonde tradizioni cattoliche, fin da piccolo fece parte del circolo Giac «San Francesco» attivo presso la parrocchia della basilica San Antonio del paese natale. Col tempo, vista la sua dedizione e l’impegno verso le attività associative, venne nominato nella carica di presidente parrocchiale e, successivamente, di delegato diocesano Juniores. Dopo aver atteso agli studi elementari e medi, decise di interrompere il percorso scolastico per trovare un impiego che gli permettesse di aiutare le finanze familiari e venne assunto come orologiaio presso una bottega locale.
Nel 1941 fu richiamato sotto le armi per assolvere gli obblighi di leva e, dopo un breve periodo di formazione militare, venne inviato sul fronte russo al seguito del Csir in qualità di radiotelegrafista. Nel corso del tempo ebbe modo di condividere con il contingente italiano l’avanzamento delle operazioni nel territorio dell’Unione Sovietica fino a quando, nell’aprile dell’anno successivo, il suo reparto si unì agli altri due corpi d’armata italiani che furono spediti da Mussolini per sostenere la campagna militare e che andarono a formare l’Armir. Nel gennaio del 1943, insieme a larga parte dell’8ª Armata, N. fu costretto a una precipitosa ritirata dovuta all’offensiva sovietica iniziata nel dicembre dell’anno precedente.
Rientrato in Italia nel maggio del 1943, dopo pochi mesi assistette alla caduta del regime e alla successiva ratifica dell’armistizio di Cassibile. Dopo aver visto il rapido scioglimento dei reparti del Regio esercito e il conseguente sbandamento di molti commilitoni, tentò di lasciare il proprio posto e di far ritorno a casa. Prima di riuscire nel suo intento, però, venne catturato e posto in stato di arresto da militi della Wehrmacht. Rifiutatosi di servire sotto l’esercito nazista, il giovane venne spedito insieme a molti dei suoi compagni al campo di concentramento di Dachau, non lontano da Monaco di Baviera. L’unica informazione che pervenne ai familiari da questa data in poi fu quella della sua morte, sopravvenuta il 4 giugno del 1945, diverse settimane dopo la liberazione del campo, a causa delle durissime condizioni di vita alle quali era stato sottoposto nel corso del periodo di internamento.