Castagnoli Pier Giovanni

Pier Giovanni Castagnoli
Immagine: Isacem, Fondo Giac
Nome: Pier Giovanni
Cognome: Castagnoli
Luogo di nascita: Borgotaro
Provincia/stato: Parma
Data di nascita: 02/03/1925
Luogo di morte: Passo Santa Donna
Provincia/Stato morte: Parma
Data di morte: 06/01/1945
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Pier Giovanni Castagnoli nacque a Borgotaro, in provincia di Parma, il 2 marzo del 1925 da Marco e Maria Ferrari. Cresciuto in una famiglia dalle radicate tradizioni cattoliche, fin da giovanissimo fece parte del circolo Giac San Antonino presente nel paese natale. Dopo aver atteso agli studi elementari e medi, decise di continuare il percorso scolastico fino a quando, dopo l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, fu costretto a cercare un’occupazione per aiutare le modeste finanze familiari.

Dopo la ratifica dell’armistizio di Cassibile e la successiva occupazione del paese da parte dell’ex alleato germanico, C. non rispose ai bandi di reclutamento emanati dal generale Graziani per la costituzione del nuovo esercito della Repubblica sociale italiana che comprendevano anche la sua classe di leva. Nei primi mesi del 1944, quando si fecero sempre più stringenti le maglie dei controlli contro i disertori e i renitenti alla leva, decise di darsi alla macchia e prendere i primi contatti con il movimento resistenziale che si era già sviluppato nel parmense. Solo dopo un periodo di riflessione personale, però, decise di compiere il passo definitivo e raggiungere le bande partigiane. Dal 1° maggio, assunto il nome di battaglia di «Michele», si inserì tra le fila della 1ª brigata Julia e venne nominato comandante di distaccamento. La sua formazione operava principalmente nel territorio della Val di Taro, occupandosi soprattutto di operazioni di sabotaggio e guerriglia lungo le importanti vie di comunicazione presenti nella zona come la ferrovia Parma-La Spezia e la statale 62 della Cisa. Dopo breve tempo ebbe modo di assistere alla nascita della Repubblica partigiana della Val Taro, breve esperienza di governo cittadino instauratosi in un territorio liberato dall’occupazione nazifascista che dal maggio al luglio del 1944 vide alla propria guida il prefetto Achille Pellizzari «Poe» e, successivamente, rappresentanti popolari eletti tramite il voto pubblico dei capi famiglia.

Proprio questo momentaneo successo condusse i nazifascisti a moltiplicare le forze per eliminare definitivamente le sacche della Resistenza particolarmente attive in quella zona. Per raggiungere questo obiettivo si diede dunque avvio all’operazione Wallenstein che, attraverso una serie di rastrellamenti condotti con particolare meticolosità, aveva lo scopo di limitare il più possibile l’azione delle formazioni partigiane e rimettere sotto controllo il territorio che si trovava dietro la linea Gotica. Fu proprio con questa prospettiva che il 6 gennaio del 1945 una pattuglia di militi tedeschi – forse guidata da un delatore – portò a termine quello che nel dopoguerra fu ricordato come «l’eccidio del passo Santa Donna» e che vide un esiguo gruppo di partigiani sorpreso da un’imboscata che non lasciò loro la possibilità di approntare una seppur minima difesa. Tra i sette giovani trucidati dai nazisti vi fu anche C. che, secondo alcune testimonianze, avrebbe potuto salvarsi se non si fosse attardato nel tentativo di portare soccorso a un suo compagno ferito.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Giac, b. 773, fasc. Carlassare-Cattani.

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ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
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