De Polo Giovanni

Gianni De Polo
Immagine: R. Bechevolo, Gianni De Polo, Vittorio Veneto 2006, p. 52
Nome: Giovanni
Cognome: De Polo
Nome di battaglia: Nino
Luogo di nascita: Vittorio Veneto
Provincia/stato: Treviso
Data di nascita: 28/11/1925
Luogo di morte: Refrontolo
Provincia/Stato morte: Treviso
Data di morte: 14/10/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Giovanni De Polo nacque il 28 novembre del 1925 a Ceneda, piccola frazione del comune di Vittorio Veneto, da Domenico e Ida Amadio, primo di tre fratelli. Trascorse gli anni giovanili nel paese natale, dove ebbe modo di attendere agli studi elementari e medi. Si iscrisse poi al liceo classico Marcantonio Flaminio di Vittorio Veneto, dove conobbe l’amico Claudio Dal Bo con il quale avrebbe condiviso la scelta resistenziale, conseguendo la maturità nel 1944.

Durante questi anni fu tra le fila del circolo Giac «Don Bosco» presente nella parrocchia della cattedrale e, visto il suo costante impegno nelle attività del gruppo, si vide anche designato nel ruolo di presidente del circolo. Molto stretto, in questo periodo, fu il rapporto che egli mantenne con l’assistente ecclesiastico don Giacomo Capraro, che egli considerò una solida guida spirituale. L’Azione cattolica fu per lui una vera scuola di vita e, prendendo a modello Pier Giorgio Frassati, lo portò anche ad appassionarsi alla montagna e all’alpinismo che praticò con grande entusiasmo e che vedeva come metafora dell’ascensione alle vette spirituali.

A dicembre del 1943 D.P., mentre ancora frequentava l’ultimo anno di liceo, fu posto davanti alla scelta riguardante l’adesione alla Repubblica di Salò a causa della chiamata sotto le armi della sua classe di leva. Consigliatosi con il suo direttore spirituale, decise di presentarsi al comando militare di Treviso nella speranza, che si rivelò solo tale, che si trattasse solo di un rapido periodo di generica formazione militare. Terminato il corso di preparazione, infatti, fu spedito con il suo reparto in Romagna, nelle Valli di Comacchio, per contrastare l’attività partigiana molto attiva nella zona.

Nei primi mesi dell’anno successivo ottenne una licenza di alcuni mesi per potersi preparare alla maturità classica che ottenne nel febbraio del 1944. Terminati gli studi superiori, si iscrisse alla facoltà di Medicina presso l’Università di Padova, dovendo però interrompere il percorso accademico perché di nuovo chiamato a presentarsi al comando di Marina di Ravenna. Il 4 aprile, in una lettera che un suo commilitone avrebbe portato a mano ai genitori (dunque non soggetta alla censura fascista), descrisse le sue impressioni circa i rapporti che i militari dell’esercito della Rsi tenevano con la popolazione e gli alleati tedeschi: «Qui la gente ci è ostile. Siccome sono quasi tutti fascisti, e sanno che per noi la Repubblica non conta nulla, non ci vedono di buon occhio. Poi è successo che abbiamo litigato con la G.N.R. e che un milite a Ravenna ha sparato contro un nostro compagno. Quindi potete bene immaginare i rapporti che corrono fra noi e i miliziani. Credo che fra non molto voleranno delle botte. Non impressionatevi però, perché noi Alpini sappiamo far rispettare assai bene la nostra Penna Nera. Anche con i Tedeschi siamo in disaccordo, e quando verrà il momento sapremo conciarli a dovere». D.P. rimase nella nuova destinazione per un brevissimo periodo visto che, insieme a tre amici, decise di abbandonare il proprio posto per far ritorno a casa. Questa scelta fu discussa e meditata anche con l’assistente ecclesiastico del suo circolo Giac, al quale ebbe modo di scrivere una lettera nella quale, pur non potendo esprimere esplicitamente la volontà di darsi alla macchia, si diceva pronto a fare delle scelte coerenti con i propri ideali: «Vedendo che avete saputo comprendermi e perdonarmi ho sentito un vero sentimento di riconoscenza per voi così buono. Era molto tempo che attendevo quella lettera, e siccome tardava io mi sentivo inquieto, pensavo quasi che voi vi foste sdegnato nel leggere la mia e che non voleste più avere a che fare con me. Meno male che è giunta, così ricca di buoni consigli e di buone parole. Ho meditato molto su quello che mi avete detto, don Giacomo, e credo che abbiate ragione. Certamente quando nella mente e nel cuore si ha un ideale a cui tendere con tutte le proprie forze, non ci sono ostacoli, non ci sono falsi allettamenti che valgano a distoglierci dallo scopo prefisso. […] Caro Don Giacomo, cercherò anch’io di farmi un ideale; mi sembra però che esso non debba rimaner tale, ma debba prendere un aspetto umano, concretizzarsi cioè. Questo è il mio parere. Nella nostra prossima, parlatemi di ciò, ditemi se parlo a torto o a ragione. Io spero di poter vedervi quanto prima, e di parlare a lungo con voi, carissimo Don Giacomo».

Una volta fatto ritorno a Vittorio Veneto, si dimostrò abbastanza incerto sul da farsi. Colti i suoi dubbi, il padre decise di nascondere il giovane presso un rifugio preparato in una casa agricola di proprietà della famiglia, situata tra Cozzuolo e Corbanese. Fu in questo periodo che D.P. ebbe comunque modo di prendere contatti con le formazioni della Resistenza operanti nella zona del trevigiano e, dopo una breve riflessione e un nuovo contatto con don Capraro, egli decise di entrare tra le fila della brigata partigiana Piave con il nome di battaglia di «Nino». Durante l’estate del 1944 condivise con la sua banda diverse azioni di guerriglia e di sabotaggio contro le guarnigioni tedesche e fasciste, impegnandosi anche nella continua opera volta al recupero di armi e munizioni.

La notte del 13 ottobre del 1944 le forze nazifasciste condussero una vastissima operazione di rastrellamento nella zona di Refrontolo dove D.P. si era rifugiato, per non essere individuato, insieme all’amico Claudio Dal Bo «Bianco» e a un piccolo gruppo di partigiani che si era staccato dalla propria formazione. La mattina del giorno successivo reparti di militi fascisti circondarono il casale dove si erano nascosti e li costrinsero a una estrema resistenza volta a non cedere all’ordine di resa delle armi. Terminate le munizioni, però, il nucleo di partigiani fu sorpreso da un incendio appiccato allo scopo di farli desistere dalla loro volontà di opporsi fino all’ultimo e si vide costretto ad abbandonare il rifugio. Nel tentativo di fuggire, D.P. venne visto e raggiunto da una scarica di mitra che lo lasciò esanime a terra.

La sua salma, insieme a quelle dei suoi compagni ugualmente colpiti a morte, fu trasportata da alcuni contadini della zona al vicino cimitero di Refrontolo, disobbedendo apertamente all’ordine del reparto fascista che aveva disposto perché fossero sepolti direttamente nel campo dove erano stati uccisi. I familiari riuscirono, qualche giorno dopo, a recuperare di nascosto il corpo del giovane e a seppellirlo nel cimitero di Ceneda. Nel novembre del 1970 alla sua memoria venne concessa la medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione: «Fervente patriota, prendeva parte a numerose azioni della lotta di resistenza dimostrandosi sempre valoroso combattente. Circondato di sorpresa da preponderanti forze avversarie, invece di arrendersi alla loro superiorità, reagiva impavidamente col fuoco delle sue armi fino al supremo sacrificio della sua giovane vita. Zona di Refrontolo (Treviso), 14 ottobre 1944».

Onorificenze

Fervente patriota, prendeva parte a numerose azioni della lotta di resistenza dimostrandosi sempre valoroso combattente. Circondato di sorpresa da preponderanti forze avversarie, invece di arrendersi alla loro superiorità, reagiva impavidamente col fuoco delle sue armi fino al supremo sacrificio della sua giovane vita. Zona di Refrontolo (Treviso), 14 ottobre 1944.

Fonti e bibliografia

  • Rino Bechevolo, Gianni De Polo… donò eroicamente i suoi diciannove anni per un radioso ideale, Tipse, Vittorio Veneto 2006.

Hanno fatto parte di Gioventù italiana di Azione cattolica anche:

ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
Via Aurelia, 481 – 00165 Roma. Tel. 06.66 27 925 – 06.66 132 443 – info@isacem.it

Metodi di Ricerca

L’opzione Cerca permette di interrogare l’intera banca dati attraverso una parola chiave a scelta libera che verrà ricercata all’interno di tutte le schede presenti. 

Se il termine inserito è presente in alcune schede biografiche, si verrà ricondotti a una specifica pagina di ricerca che proporrà solo i resistenti che contengono all’interno della loro biografia la parola ricercata. A questo punto, sarà anche possibile selezionare ulteriori filtri proposti dall’interfaccia interattiva.

Per cominciare una nuova ricerca, tornare su Consulta la banca dati.