La Rocca Alberto

Immagine: Archivio storico Arma dei Carabinieri
Immagine: Museo storico dell’Arma dei carabinieri
Nome: Alberto
Cognome: La Rocca
Luogo di nascita: Sora
Provincia/stato: Frosinone
Data di nascita: 30/01/1924
Luogo di morte: Fiesole
Provincia/Stato morte: Firenze
Data di morte: 12/08/1944
Ramo di Azione cattolica:
Partito politico:

Sommario

Note biografiche

Alberto La Rocca nacque a Sora, in provincia di Frosinone, il 30 gennaio del 1924 da Vincenzo La Rocca e Filomena Cirelli, nono di undici figli. La sua fu dunque, come da tradizione contadina, una famiglia molto numerosa essendo dedita al lavoro nei campi.

Negli anni giovanili trascorsi nel paese natale frequentò le scuole elementari di Campopiano, piccola frazione del comune di Sora, limitando però il periodo di formazione alle prime tre classi e raggiungendo ben presto i suoi fratelli nella cura dei terreni dei genitori, unica fonte di sostentamento sulla quale potevano fare affidamento vista la prematura scomparsa, nel 1929, del padre dovuta a una grave broncopolmonite. Fu in questo periodo giovanile che R. ebbe modo di partecipare con regolarità alle attività della sezione Aspiranti dell’Ac di Sora, animata dal parroco del paese don Vincenzo Conte.

Nel corso del mese di marzo del 1943, ancora diciannovenne, decise di far domanda di arruolamento volontario come allievo nell’Arma dei Carabinieri con la ferma di tre anni e il 15 giugno dello stesso anno, nominato «carabiniere a piedi», venne destinato alla Legione di Firenze, dislocato alla stazione di Fiesole. La possibilità, per lui e per suo fratello Francesco, di entrare nel corpo dei carabinieri rappresentò dunque non solo un’opportunità di tipo professionale ma, soprattutto, un tentativo di ascesa dal difficile contesto sociale nel quale L. si trovò a crescere.

Pochi furono i mesi che trascorse in attività come carabiniere effettivo; ben presto infatti la guarnigione fu raggiunta prima dalla notizia della caduta del fascismo e, successivamente, da quella della firma dell’armistizio di Cassibile. Sulle vicende che caratterizzarono quelle giornate nel foglio matricolare di L. si legge: «sottrattosi, dopo l’8 settembre 1943, alla cattura in territorio metropolitano occupato, per ricongiungersi ad un comando italiano».

Nel periodo che seguì L. decise, insieme ai colleghi della stazione, di prendere contatti con i gruppi della Resistenza che andavano formandosi nella zona. Particolarmente intensa fu l’attività che i carabinieri della cittadina, agli ordini del vicebrigadiere Giuseppe Amico, assicurarono a favore del movimento partigiano tra il luglio e l’agosto del 1944. L’appoggio alla Resistenza permise allo stesso Amico di inserirsi in maniera diretta tra le fila della V Brigata della divisione «Giustizia e Libertà», divenendo peraltro il comandante di una delle otto squadre d’azione. In questo contesto, la stazione dei carabinieri di Fiesole rappresentò per il movimento resistenziale locale un punto di riferimento sicuro, base operativa di diverse operazioni e punto di appoggio a cui far giungere informazioni e materiali. Oltre a questo, i carabinieri contribuirono grandemente attraverso rifornimenti di armi e munizioni e, soprattutto, con il reperimento di documenti utili alla copertura di partigiani e renitenti alla leva. Nonostante queste attività clandestine era anche necessario, per non destare i sospetti delle forze nazifasciste nella cittadina, continuare il proprio operato in garanzia dell’ordine pubblico, soprattutto per non lasciare la popolazione alla giurisdizione del presidio tedesco.

Dal 20 luglio del 1944 L. risultò iscritto alla sezione fiorentina del Pd’A, «alle dipendenze del Comitato di Liberazione Nazionale», come si legge nella sua tessera n. 243. La sua azione di sostegno all’azione partigiana fu invece sottolineata nella tessera n. 5463 del Corpo volontario della libertà, emessa dal Comando militare toscano, dove L. venne presentato con la qualifica di «gregario».

Il 6 agosto 1944, con l’avvicinarsi delle forze alleate, il vicebrigadiere Amico venne prelevato dalla stazione dei carabinieri su ordine del tenente Hans Hiesserich e posto in stato di arresto con l’accusa di favoreggiamento dei partigiani. Gli eventi precipitarono nelle giornate successive. Fu immediato il proclama di un ordine del comando tedesco che intimava a tutti gli uomini in età da lavoro, dai 17 ai 45 anni, di presentarsi alle autorità per rendersi disponibili a essere impiegati nei lavori di fortificazione approntati in tutta fretta contro l’avanzata degli angloamericani. Per assicurarsi la lealtà della popolazione, tra i civili che si presentarono vennero selezionati dieci uomini come ostaggi e rinchiusi in un locale dell’albergo cittadino «Aurora», sotto minaccia di essere ritenuti i responsabili di qualsiasi atto di sabotaggio si fosse verificato nel corso delle giornate successive.

In questo contesto, il vicebrigadiere Amico, sfruttando i disordini provocati dall’imminente trasferimento delle truppe tedesche, riuscì a evadere dalla prigionia alla quale era stato costretto e raggiunse i suoi compagni partigiani tra le fila della divisione «Giustizia e Libertà». Ben presto, visto il pericolo che correvano rimanendo a Fiesole, ordinò ai carabinieri ancora in forze nella stazione di eludere la sorveglianza tedesca, oltrepassare le linee nemiche e raggiungerlo presso il comando militare di Firenze. Ricevuto il messaggio e propenso a partecipare alla Resistenza, l’11 agosto L., insieme ai suoi compagni Fulvio Sbarretti e Vittorio Marandola, con i quali condivise le ultime ore in vita, organizzò la propria fuga dalla cittadina utilizzando dei vestiti che gli furono messi a disposizione dai confratelli della Misericordia che, vista la loro opera di tipo assistenziale nei confronti dei bisognosi, avevano una relativa libertà di movimento.

Il tentativo si rilevò però effimero visto che, data la difficile situazione, i tedeschi avevano aumentato le pattuglie a controllo degli ingressi urbani e irrigidito i controlli. Constatata l’impossibilità di muovere verso Firenze, i tre carabinieri decisero di raggiungere la zona archeologica di Fiesole e di installare una base operativa, in attesa di nuove istruzioni.

Il giorno successivo il tenente Hiesserich, venuto a conoscenza dell’assenza dei militi dalla stazione e potendo immaginare un loro passaggio tra le fila dei partigiani, dispose immediatamente la rappresaglia nei confronti dei dieci civili che erano tenuti in ostaggio, se i tre carabinieri non si fossero presentati prima della fine della giornata al comando tedesco sito in Villa Martini. Quando L. e i suoi due compagni appresero la notizia, decisero di abbandonare il luogo sicuro in cui si erano rifugiati e di consegnarsi immediatamente all’ufficiale nazista per evitare l’uccisione dei civili.

Presi in consegna dai tedeschi e sottoposti a un durissimo interrogatorio, nel quale L. e i suoi compagni non rivelarono nessuna informazione che potesse essere utile agli aguzzini per individuare il nucleo della Resistenza locale, vennero raggiunti ben presto anche dall’appuntato Francesco Naclerio che aveva temporaneamente assunto la guida della stazione dei carabinieri, data l’assenza del comandante Amico. Visto il silenzio nel quale si trincerarono, i militi vennero condotti all’Alberto «Aurora» e rinchiusi in un sottoscala. A nulla valse l’ultimo tentativo di salvare i carabinieri tentato dal vescovo di Fiesole, mons. Giovanni Giorgis. La condanna a morte venne confermata per tutti, tranne che per Naclerio, riconosciuto estraneo ai fatti. Nel corso della stessa giornata, il 12 agosto 1944, L. venne dunque condotto davanti al plotone d’esecuzione e fucilato in ottemperanza all’ordine di esecuzione. Nel foglio matricolare di L. l’ultimo appunto recita: «fucilato dai tedeschi a Fiesole (Firenze), lì 12 agosto 1944».

Alla memoria di R. il 4 novembre del 1946 il capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola decretò la medaglia d’oro al valor militare in qualità di Carabiniere effettivo della Legione di Firenze con la seguente motivazione: «Durante la dominazione nazifascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale all’attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il Comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso che egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e, al grido di “Viva l’Italia!”, pagava con la sua vita il sublime atto d’altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili. Fiesole, 12 agosto 1944».

Onorificenze

Durante la dominazione nazifascista, teneva salda la tradizione di fedeltà alla Patria, prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione e partecipando con grave rischio personale all’attività del fronte clandestino. Pochi giorni prima della liberazione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi, si accingeva ad attraversare la linea di combattimento per unirsi ai patrioti, veniva informato che il Comando germanico aveva deciso di fucilare dieci ostaggi nel caso che egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plotone di esecuzione tedesco e, al grido di “Viva l’Italia!”, pagava con la sua vita il sublime atto d’altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili. Fiesole, 12 agosto 1944.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Righini, b. 26, fasc. 4.
  • Msc, b. 476, fasc. 527.
  • AdSap, Serie I, Sottos. VI, b. 1.2.6.
  • Alessandro Bonsanti, In memoria dei tre Carabinieri di Fiesole, in Onoranze ai Carabinieri Medaglia d’oro. Alberto La Rocca Vittorio Marandola Fulvio Sbarretti nel ventennale dell’eroico sacrificio. Fiesole 27 settembre 1964, Stanti, Firenze 1964.
  • Arnaldo Ferrara (a cura di), Carabinieri martiri di Fiesole, Il Carabiniere, Roma 1976.
  • Marino Codi, Quattro giovani vite donate: il servo di Dio Salvo D’Acquisto vicebrigadiere dei carabinieri, i carabinieri martiri di Fiesole Vittorio Marandola, Fulvio Sbarretti, Alberto La Rocca, Portalupi, Casale Monferrato 2003.
  • 60° Anniversario del sacrificio dei Martiri di Fiesole, atti del convegno di studi (Seminario Diocesano di Fiesole, 27 luglio 2004), Polistampa, Firenze 2004.

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