Pistoni Gino

Immagine: Isacem, Fondo Giac
Immagine: Isacem, Fondo Giac
Nome: Gino
Cognome: Pistoni
Nome di battaglia: Ginas
Luogo di nascita: Ivrea
Provincia/stato: Torino
Data di nascita: 25/02/1924
Luogo di morte: Valle di Gressoney
Provincia/Stato morte: Aosta
Data di morte: 25/07/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Luigi Pistoni, meglio conosciuto come Gino, nacque a Ivrea, in provincia di Torino, il 25 febbraio del 1924 da Dante Giacomo e Maria Ferrando, secondo di quattro figli. I genitori, di modeste condizioni economiche, possedevano una piccola attività commerciale che permetteva loro di mantenere la numerosa famiglia.

P., cresciuto in un ambiente imperniato di profonda religiosità, dopo gli studi giovanili compiuti presso le scuole elementari dell’Opera «Pia Moreno» gestita dalle Suore dell’Immacolata Concezione nella città natale e la scuola statale «M. D’Azeglio», venne iscritto prima al collegio salesiano «Giusto Morgando» di Cuorgnè per gli anni delle medie e, successivamente, al collegio «San Giuseppe» di Torino diretto dai Fratelli delle scuole cristiane per attendere agli studi superiori. In questo istituto ebbe il primo contatto con l’associazione interna della Giac «Contardo Ferrini» e, conseguita la maturità, ottenne il diploma di ragioniere.

Particolarmente avvezzo alla pratica dello sport, praticava con buoni risultati la pallacanestro e il gioco del calcio, mostrando inoltre una grande passione per l’alpinismo. Nell’autunno del 1942 cominciò a collaborare con il Centro diocesano della Giac di Ivrea, del quale divenne successivamente segretario, avendo la possibilità di lavorare a stretto contatto con il presidente Giovanni Getto, che diverrà il primo biografo di P., e l’assistente don Mario Vesco. Tra i tanti compiti che gli vennero assegnati, diede particolare apporto nella gestione di quelli più tecnici come, ad esempio, l’amministrazione della contabilità, la direzione dell’ufficio per il tesseramento dei soci dell’associazione e l’organizzazione di giornate e convegni.

Nel gennaio del 1944, non ancora ventenne, venne richiamato per il servizio militare da uno dei bandi di reclutamento emessi dalla Rsi. Prima di recarsi in caserma per arruolarsi nella Guardia nazionale repubblicana ebbe modo di partecipare ad Asti al ritiro regionale della Giac per i dirigenti piemontesi, dove conobbe Carlo Carretto che lo invitò a prendere parte alle attività della Società operaia, un sodalizio di speciale consacrazione laicale fondato nel corso del 1942 da Luigi Gedda, nel quale entrò il 7 aprile di quello stesso anno, in occasione del giovedì santo. Nella preghiera che compose per l’ingresso, tra l’altro, ebbe a scrivere: «Ti ringrazio per avermi chiamato, due anni fa, a far parte dell’Azione Cattolica, e di aver dato alla mia vita, prima di allora veramente vuota, uno scopo che la rendesse degna di essere vissuta».

Dopo un brevissimo periodo di formazione e aver prestato servizio al distretto di Ivrea dal 30 aprile al 26 giugno del 1944, decise di abbandonare il proprio posto tra le fila dell’esercito repubblichino perché contrario ai valori che esso rappresentava. A questo scopo organizzò, attraverso l’ausilio di un gruppo di partigiani con cui si era messo precedentemente in contatto, un falso assalto alla caserma dove era di stanza per dare loro la possibilità di rifornirsi di armi e munizioni e, soprattutto, per avere la possibilità di lasciare il presidio e raggiungere le formazioni della Resistenza che operavano in quella zona. Il 20 giugno del 1944 si unì al battaglione «Caralli» della 76ª Brigata della VII Divisione Garibaldi, assumendo il nome di battaglia di «Ginas» e operando nella zona del Mombarone.

Il 25 luglio, mentre partecipava ad un’azione nella valle di Gressoney, il suo reparto dovette ingaggiare un duro combattimento contro le truppe nazifasciste che ripiegavano dopo aver fatto saltare il ponte di Tour D’Héreraz. Nel corso della battaglia, mentre i suoi uomini cominciarono ad arretrare, P. si attardò per aiutare un milite della Rsi ferito e, nel successivo conflitto a fuoco che ne scaturì, venne raggiunto da una scheggia di mortaio che gli recise l’arteria femorale e mise termine alla sua esistenza dopo pochi minuti di agonia.

Nel brevissimo lasso di tempo che ebbe a disposizione in attesa della morte, P. volle scrivere sulla tela del suo tascapane un messaggio con il sangue che perdeva copiosamente: «Offro mia vita per Azione cattolica e per Italia, Viva Cristo Re». Il corpo senza vita venne ritrovato solamente quattro giorni dopo dalla famiglia grazie alla segnalazione di un carabiniere che si era attivato nella ricerca del giovane disperso.

Nel 1994, durante l’anniversario del cinquantesimo dalla morte di P., il vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi diede avvio alla causa di beatificazione che, oltre ai tratti eroici del suo ultimo sacrificio, pose particolare attenzione sulla volontà del giovane di partecipare alla lotta di liberazione nazionale professando un’azione non violenta e, dunque, senza impugnare le armi contro il nemico. Al termine della prima fase diocesana venne dichiarato servo di Dio e, dal 1999, la causa è arrivata presso la Congregazione per le cause dei santi.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Righini, Biografie, b. 27.
  • Giovanni Getto, Gino Pistoni: ritratto di un caduto per la libertà, Ave, Roma 1945.
  • Rodolfo Venditti, Gino Pistoni e l’Azione cattolica a Ivrea, in W.E. Crivellin (a cura di), Mondo cattolico, Chiesa e Resistenza nel Canavese, Il Risveglio, Torino 1998, pp. 32-44.
  • Giampaolo Redigolo, Gino Pistoni: il partigiano disarmato, Ancora, Milano 2000.
  • Dino De Carolis, Così è un giovane cristiano. Gino Pistoni (1924-1944), Ave, Roma 2007.

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