Sergio Toja nacque a Luserna San Giovanni, in provincia di Torino, il 7 novembre del 1923, figlio di Biagio, un ufficiale decorato al valore nella I Guerra mondiale, e Genoveffa Garosso. Nella sua città natale frequentò gli studi elementari e medi e, nei suoi anni giovanili, prese parte alle attività del circolo Giac San Martino della parrocchia della vicina Torre Pellice. Visto il suo costante impegno e la sua dedizione verso l’associazione, ben presto venne nominato delegato aspiranti e gli venne affidato il piccolo gruppo di ragazzi che si avvicinavano all’Ac. Dopo aver frequentato prima il ginnasio e poi il liceo classico di Torre Pellice, conseguì la maturità ed espresse il desiderio di continuare gli studi iscrivendosi all’università. Questo progetto, tuttavia, fu travolto dal susseguirsi degli eventi che condussero alla caduta del regime fascista e all’8 settembre 1943.
Alla firma dell’armistizio di Cassibile che decretava la cessazione delle ostilità con le forze angloamericane, le truppe tedesche sfruttarono l’ambiguità del proclama di Badoglio e l’indecisione dei comandi militari italiani per occupare l’intera regione e disarmare le guarnigioni ancora presenti sul territorio. Nel delinearsi di questa nuova situazione, T. decise di non indugiare e si avvicinò al movimento resistenziale che andava organizzandosi nella zona.
Salito in montagna, divenne partigiano nella 5ª Divisione alpina Giustizia e libertà che operava nei pressi di Pinerolo e tra le valli Pellice, Germanasca e Angrogna. Dopo aver partecipato a diverse operazioni e distintosi a più riprese per il suo valore in combattimento, venne nominato comandante di distaccamento col grado equiparato a tenente.
Quando seppe, nel corso dei primi giorni del gennaio del 1944, che alcuni compagni della formazione erano stati catturati da un reparto di soldati tedeschi e posti in stato di arresto per essere interrogati e torturati, si offrì volontario per coordinare una missione di salvataggio e provare a trarli in salvo. Il 24 dello stesso mese, postosi alla testa di un gruppo di ardimentosi, T. organizzò un appostamento lungo la stazione ferroviaria di Bibiana e cercò di intercettare il convoglio che avrebbe trasferito i prigionieri da Torre Pellice alla caserma della Gnr di Pinerolo, designata come nuovo luogo di detenzione.
L’operazione sembrò riuscire e, dopo aver arrestato il treno senza particolari problemi, la confusione generata dalla imprevista sosta permise ai partigiani di fuggire senza essere visti. Nonostante questo, la reazione della scorta di militi nazifascisti fu veemente e, scoperta l’azione della squadra partigiana, ingaggiò un violentissimo scontro a fuoco. Dopo un breve tentativo di resistenza, essa dovette desistere e si ritirò per rompere l’offensiva nemica, riparando nei monti circostanti. In questa azione, però, T. venne colpito da una raffica di mitra che lo colse mentre cercava di coprire i suoi compagni e lo lasciò a terra senza vita.
Alla sua morte, in onore dell’estremo sacrificio che permise ai compagni di trovare la salvezza, la 5ª Divisione Giustizia e libertà decise di assumere il suo nome divenendo la Divisione alpina «Sergio Toja». Alla memoria del giovane venne decretata la medaglia d’oro al valor militare con la qualifica di partigiano combattente con la seguente motivazione: «L’8 settembre 1943 decisamente affrontò la lotta contro i nazi-fascisti. Semplice gregario prima e comandante poi, fu tra gli uomini di punta nel combattimento e nel sacrificio. Apostolo di fede fra i compagni, assurse a simbolo della guerra partigiana. Con un gesto di estrema audacia arrestava da solo, con falsa segnalazione, un treno sul quale erano portati al carcere quattro dei suoi uomini caduti in mano al nemico. Nella lotta cadeva mortalmente ferito, ridando ai compagni col suo supremo olocausto la libertà. — Torino, 24 gennaio 1944».