Rolando Cian nacque da Giacomo ed Ermenegilda Valent il 27 febbraio 1918 a Milano (dove il padre era profugo), ma crebbe e visse a Ruda, in provincia di Udine.
Dopo le elementari entrò in seminario a Gorizia e vi rimase fino alla fine del ginnasio. Alla fine degli anni Trenta studiò Giurisprudenza in quanto voleva diventare l’avvocato “dei poveri”.
L’osservazione della realtà della Bassa friulana (dominata dal latifondo) e l’approfondimento della dottrina sociale della Chiesa lo portarono a prepararsi alla vita politica. Si laureò nel 1942 con il massimo dei voti e fin dal 1943 fu tra i promotori della preparazione dei cattolici alla vita politica.
Nel 1944 fu vivacemente impegnato nell’attività clandestina, come partigiano della Brigata “Osoppo”.
Agì tra le associazioni di Azione cattolica parlando dei temi sociali e fu anche invitato dalla direzione del seminario di Gorizia ad incontrare i chierici per presentare l’attività dell’Azione cattolica con particolare riguardo all’aspetto sociale. Fu, inoltre, un convinto sostenitore della dottrina sociale della Chiesa ed aspirava all’unico fine del bene comune.
Fu una persona di grande levatura morale e sociale, al punto che lasciò la carriera di magistrato (appena laureato era diventato pretore a Cormons) per dedicarsi all’attività sociale in provincia di Gorizia, dove nei primi anni dopo la Seconda guerra mondiale c’era una notevole conflittualità politica derivante soprattutto dall’azione politica di Tito (allora dittatore della Jugoslavia), che aveva desiderato e combattuto perché quel territorio venisse sottratto all’Italia.
Nel secondo dopoguerra fu tra i fondatori della Democrazia cristiana goriziana, impegnandosi anche nelle Acli (divenne consigliere nazionale) e, dopo aver preso parte alla Cgil unitaria, nella Cisl.
Quando divenne segretario generale dell’Unione della provincia di Gorizia, iniziò subito a girare per le parrocchie per contattare particolarmente i giovani e convincerli ad avviarsi alla militanza sindacale cislina.
Proprio il sindacato lo vide protagonista delle lotte in difesa del bracciantato agricolo (Fossalon, Isola Morosini) e dei diritti umani ed economici degli operai (Cantieri navali di Monfalcone, Cotonificio Triestino, Safog). In seguito, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, svolse la sua attività sindacale a Salerno (dove era stato inviato dalla segreteria confederale, in seguito al Progetto Mezzogiorno voluto da Giulio Pastore, come commissario nel 1954) ed a Napoli (nel 1960 come segretario provinciale) e questo «si inseriva in uno sforzo di riabilitazione e di progresso del Mezzogiorno che negli anni Cinquanta si delineava come il primo e il più grande impegno politico riformatore».
Il 15 febbraio 1964 rassegnò le dimissioni da segretario dell’Unione di Napoli e rientrò a Gorizia, trascorrendo il resto della sua esistenza come dirigente della Dc a Gorizia e stimato tecnico alla regione Friuli Venezia Giulia.
Era dotato di una buona sensibilità musicale e, alla fine della Seconda guerra mondiale, fondò ufficialmente il coro polifonico di Ruda, che assunse inizialmente il nome emblematico di “Costanza e concordia”.
C. fu uomo di frontiera che nei confini non vedeva un limite: infatti, fu il primo ad avere rapporti con un gruppo culturale jugoslavo e fondò il Circolo “Frontiera aperta” in tempi ancora problematici.
Morì il 9 ottobre del 1977 a Cassacco, in provincia di Udine, in un incidente stradale.