Ermanno Rivoira nacque a Torre Pellice, piccolo comune in provincia di Torino, il 1° gennaio del 1924 da Federico e Domenica Manavella. Fin dalla giovinezza prese parte alle attività del circolo Giac «San Martino» della parrocchia del paese natale, dove ebbe modo di conoscere Sergio Toja, di un anno più grande, con il quale condivise il primo periodo dell’esperienza resistenziale. Dopo aver frequentato prima il ginnasio e poi il liceo classico di Torre Pellice, espresse il desiderio di arruolarsi nella Regia marina per prendere parte alle operazioni belliche della Seconda guerra mondiale. Dopo il periodo di formazione militare presso il distretto di La Spezia, nell’agosto del 1943 venne assegnato alla base navale di Tolone.
Alla firma dell’armistizio di Cassibile che decretava la cessazione delle ostilità con le forze angloamericane, le truppe tedesche sfruttarono l’ambiguità del proclama di Badoglio e l’indecisione dei comandi militari italiani per disarmare le guarnigioni italiani presente nella zona d’occupazione francese. Nel delinearsi di questa nuova situazione R. espresse la netta volontà di non arruolarsi tra le fila dell’esercito tedesco e decise di lasciare il suo posto per far ritorno a casa. Dopo poche settimane trascorse con la famiglia, si avvicinò al movimento resistenziale che andava organizzandosi nella zona. Salito in montagna, divenne partigiano con il nome di battaglia di «Mano» nella 5ª divisione alpina Giustizia e libertà che operava nei pressi di Pinerolo e tra le valli Pellice, Germanasca e Angrogna. Dopo aver risposto, soprattutto per paura di ritorsioni verso la sua famiglia, a un bando di reclutamento rivolto ai renitenti alle leva che non si erano presentati presso i nuovi comandi della Rsi, si recò a Vercelli per essere inserito tra le fila del nuovo esercito repubblichino, ma dopo pochi giorni disertò nuovamente per tornare alla sua formazione partigiana.
Nei primi giorni del gennaio del 1944, insieme ad alcuni suoi compagni, venne catturato mentre si trovava a Bricherasio e posto in stato di arresto da un reparto di soldati tedeschi. Venne quindi condotto prima a Pinerolo, presso la locale caserma della Gnr, quindi alle Carceri nuove di Torino, dove venne interrogato e seviziato a più riprese per indurlo a rivelare informazioni utili a individuare la sua cellula clandestina. Trincerato dietro un ostinato silenzio, ben presto gli fu comunicata l’imminente deportazione verso un campo in Germania. Fu durante il viaggio in treno che lo avrebbe condotto al luogo di prigionia che, alla stazione di Brescia, R. riuscì a fuggire grazie alla collaborazione di alcuni ferrovieri che finsero un guasto sulla linea per dar tempo ad alcuni giovani di allontanarsi senza essere visti.
Tornato nuovamente a casa per riprendere contatti con i compagni partigiani, raggiunse in breve tempo la sua formazione che, nel frattempo, aveva assunto il nome di divisione alpina «Sergio Toja». Dopo essersi distinto in diverse operazioni di sabotaggio e di guerriglia, che gli valsero la nomina a comandante di squadra, il 4 settembre del 1944 trovò la morte in uno scontro a fuoco con una pattuglia di militi fascisti nei pressi di Bricherasio.