Nato a Campogalliano, in provincia di Modena, il 4 febbraio 1879, in una famiglia che gestiva una tipica bottega di paese che vendeva di tutto, dopo aver frequentato il seminario metropolitano, fu ordinato sacerdote nel 1902. Anche per le sue attitudini, affinate da uno spirito colto, fu incaricato dell’insegnamento di teologia dogmatica nello stesso seminario di Modena. In contatto con i preti più aperti ai fermenti novatori che si rifacevano a Romolo Murri, in seguito alla visita apostolica condotta da mons. Andrea Caron, nel 1911 fu spostato come parroco di San Giovanni Battista a Spilamberto, dove rimase fino alla morte. Fu tra i sostenitori più attivi nell’area della valle del Panaro del Partito popolare italiano, che nel comune incassò alle elezioni amministrative del 1920 il risultato più significativo tra i centri della zona, confermato – in forma ancora più eclatante – nella successiva tornata del 1922, dopo la riduzione all’impotenza del Partito socialista ad opera dello squadrismo fascista. In parrocchia, don B. promosse un’intensa attività educativa, attraverso l’apertura di un doposcuola e l’allestimento di una colonia estiva, che poi fu costretto a chiudere. Entrato in urto con il segretario del fascio locale Argo Goldoni, ebbe a più riprese motivi di contrasto: prima per aver tentato di salvare, come sindaco revisore nominato dai soci, la Cooperativa terrazzieri e braccianti dalla liquidazione imposta con la contraffazione del bilancio; poi per aver dissuaso gli operai della Sipe a contribuire alla costruzione della casa del fascio; quindi, per aver preso posizione pubblica contro le leggi razziali. La ruvida schiettezza nelle omelie domenicali indusse i maggiorenti del fascio a esercitare pressioni sulla curia di Modena per allontanarlo dalla parrocchia, che, tuttavia, non ebbero effetto per la reazione della popolazione, che inviò una petizione all’arcivescovo con oltre duemila firme. Partecipe delle condizioni del mondo bracciantile nei rapporti con gli agrari, allo scoppio del conflitto, don B. si attivò per tenere i contatti tra i familiari e i militari mobilitati al fronte, per poi prodigarsi, negli anni della guerra civile, nel difendere i diritti della popolazione civile attraverso aiuti materiali e rischiose mediazioni con le autorità naziste. Don B. fu poi, dagli anni ’30, il punto di riferimento del circolo maschile della Gioventù di Azione cattolica, educando i soci al senso della libertà in uno stile non conformistico: tra le sue fila, si formarono molti degli animatori della Resistenza locale, tra cui diversi esponenti di spicco del Partito comunista, pur nella divergenza delle scelte politiche. Morì a Spilamberto il 19 gennaio 1948, in totale povertà, nel rimpianto unanime della sua gente, alla quale si era sentito unito in un legame simbiotico. È significativo il fatto che l’amministrazione comunale abbia poi intitolato a suo nome una scuola dell’infanzia.
Bondi Attilio
Nome: Attilio
Cognome: Bondi
Luogo di nascita: Campogalliano
Provincia/stato: Modena
Data di nascita: 02/04/1879
Luogo di morte: Spilamberto
Provincia/Stato morte: Modena
Data di morte: 19/01/1948
Ramo di Azione cattolica:
Sommario
Note biografiche
Fonti e bibliografia
- Francesco Borghi, L’an n’éra ménga giósta. Spilamberto e il vignolese nelle lotte sociali e nella Resistenza, Tipografia Soragni, Spilamberto 1976.
- Stefano Magagnoli, La preghiera della carità. Attilio Bondi: diario di un prete di pianura, Artestampa, Modena 2011.
- Paolo Trionfini, Bondi, Attilio, in M. Losi, F. Montella, C. Silingardi (a cura di), Dizionario storico dell’antifascismo modenese, vol. II, Biografie, Unicopli, Milano 2012, p. 81.