Massimino Caron nacque a Roma il 7 gennaio del 1919. Compiuti gli studi medi e liceali nella capitale, fin da giovanissimo fece parte del circolo Giac Sacro cuore della parrocchia di San Giuseppe nel quartiere Trionfale. Distintosi per serietà e impegno profusi nelle attività dell’associazione, venne nominato dapprima segretario del circolo e, successivamente, delegato della sezione Aspiranti.
Iscrittosi all’università, già nei primi mesi del primo anno accademico si vide richiamato sotto le armi per assolvere gli obblighi di leva. Ammesso al periodo applicativo nella scuola per allievi ufficiali di Spoleto, fu promosso tenente di complemento di fanteria nel corpo della Guardia di frontiera e destinato al deposito di Borgo San Dalmazzo.
Fu in questa occupazione che C. venne raggiunto dalla notizia della caduta del regime fascista e, successivamente, da quella della ratifica dell’armistizio di Cassibile che, pur ponendo ufficialmente fine alle ostilità con le forze angloamericane, lasciava aperto il nodo circa l’atteggiamento che le forze armate avrebbero dovuto tenere davanti all’ex alleato germanico. Trovatosi, in quei giorni, al servizio di confine italo-francese in Valle Stura, in provincia di Cuneo, fu costretto ad assistere inerme allo scioglimento delle fila del suo reparto e allo sbandamento di gran parte dei commilitoni. Dopo aver a lungo discusso con alcuni suoi compagni, non ritenne di potersi dichiarare sciolto dal giuramento di fedeltà verso il re e, insieme con altri ufficiali, decise di prendere contatti con il movimento resistenziale che andava costituendosi nella zona e impegnarsi per coordinare un gruppo di ex militari che si organizzarono in una banda partigiana per opporsi all’occupazione nazifascista.
Insieme al suo gruppo, nei mesi successivi all’8 settembre, prese parte ai primi combattimenti che le forze partigiane condussero contro le truppe tedesche già presenti in Valle Stura. Fu durante uno di questi scontri avvenuto nei pressi di Vinadio, in provincia di Cuneo, che il 9 dicembre 1943 cadde colpito da una raffica di mitraglia nemica.
Con decreto ufficiale del presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi, in data 1° settembre 1947 alla memoria di C. venne decretata la medaglia d’argento al valor militare con la qualifica di tenente di guardia di frontiera e partigiano combattente con la seguente motivazione: «Dagli eccelsi picchi alpini ove con pochi valorosi erasi annidato piombava sulle valli ed in pianura per sgretolare con audaci e continui colpi di mano la sistemazione difensiva nazifascista. Al comando di un reparto partigiano partecipava all’attacco di un importante caposaldo fortificato e dopo averlo conquistato restava a presidiarlo. Durante il furioso contrattacco nemico, sostenuto con indomito valore, rifulse per ardimento e sprezzo del pericolo e volontariamente accorse a sostituire un mitragliere che, colpito a morte, si era accasciato sull’arma. Esaurite le munizioni tentava l’estrema difesa della posizione col lancio delle bombe a mano finché, mortalmente colpito in fronte, immolava la sua ardente giovinezza sull’altare della Patria. Vinadio, 9 dicembre 1943». La salma di C. oggi riposa nel mausoleo dei partigiani nel cimitero di Cuneo.