Boschiero Riccardo

Boschiero Riccardo
Immagine: Gruppo delle medaglie d'oro al vm
Nome: Riccardo
Cognome: Boschiero
Nome di battaglia: Dino
Luogo di nascita: Ponte di Brenta
Provincia/stato: Padova
Data di nascita: 14/04/1912
Luogo di morte: Borgo San Dalmazzo
Provincia/Stato morte: Cuneo
Data di morte: 27/04/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Riccardo Boschiero nacque a Ponte di Brenta, piccolo comune in provincia di Padova, il 14 aprile del 1912 da Luigi e Amelia Maria Baron. Crebbe in un ambiente familiare imperniato di profonda religiosità e fin da giovane fece parte dell’Azione cattolica nella quale, dopo essersi iscritto al circolo Giac della parrocchia di Santo Stefano di Vicenza, assunse gli incarichi di segretario della sezione Aspiranti e, successivamente, di quella Juniores.

Dopo gli studi medi e superiori, si iscrisse alla Facoltà di Economia e commercio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ma ben presto venne richiamato per assolvere gli obblighi di leva. Prestò il servizio militare tra le fila del 9° reggimento Alpini dal 1932 al gennaio dell’anno successivo, quindi passò al deposito dello stesso reggimento dal 1935 al 1937 e dal giugno all’ottobre 1940. Fatta richiesta per essere ammesso al corso per allievi ufficiali, si vide destinato a Bassano del Grappa nel 1942 e, nel corso del periodo di addestramento, riportò una frattura del menisco della gamba destra che lo costrinse a richiedere una lunga licenza per la degenza.

Alla firma dell’armistizio di Cassibile, B. si trovò a Chiusa Pesio, in provincia di Cuneo, con il grado di sergente allievo ufficiale presso un distaccamento del 1° reggimento del corpo degli Alpini. Visto lo scioglimento del reparto e lo sbandamento di molti commilitoni, che si diedero alla macchia per non vedersi deportati in Germania o inseriti tra gli effettivi dell’esercito tedesco, si attivò immediatamente per prendere contatti con il movimento della Resistenza che andava definendosi nella zona. Dopo l’8 settembre, dunque, chiese di entrare a far parte di una formazione della brigata partigiana Valle Stura, inquadrata nella I divisione Giustizia e libertà. Assunto ben presto il grado di comandante di distaccamento, prese parte a numerose azioni di sabotaggio e di guerriglia contro le guarnigioni tedesche e si distinse con il nome di battaglia di «Dino».

Il 27 aprile 1944, durante una vasta opera di rastrellamento operata da preponderanti forze nazifasciste nelle valli Gesso, Stura e Grana, la compagnia guidata da B. dovette prendere parte a un duro combattimento presso Castelmagno di Valgrana. Vista la soverchiante superiorità nemica, la formazione partigiana fu costretta a organizzare una veloce ritirata per non vedersi negata ogni via di fuga. In questa difficile situazione, resa ancora più complicata dallo squilibrio dell’armamento a disposizione tra le due compagini, B. decise di assumere il comando di un piccolo drappello di uomini per difendere le retrovie dei compagni che stavano retrocedendo. Dopo aver resistito a lungo, il suo gruppo terminò le munizioni e si vide costretto a consegnarsi ai nemici.

B., subito riconosciuto come responsabile del gruppo, venne interrogato a lungo e sottoposto a torture e sevizie per indurlo a fornire informazioni utili. Trincerato dietro un ostinato silenzio, venne giudicato da un tribunale militare che, dopo un sommario processo, lo condannò a morte. Il 2 maggio, condotto davanti al plotone di esecuzione nei pressi di Borgo San Dalmazzo, B. chiese e ottenne di poter avere i conforti religiosi. Al sacerdote che lo raggiunse lasciò le sue ultime parole per i familiari: «Padre, io so quello che faccio. Non tema di me, stia tranquillo. Conforti tanto i miei e preghi per me». Prima di essere fucilato, il giovane ebbe modo di gridare: «Viva l’Italia!».

Nel 1947, al termine del conflitto, il rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia concesse, in memoria del sacrificio di B., la laurea honoris causa in Scienze economiche. Alla memoria di B. venne decretata la medaglia d’oro al valor militare con la qualifica di sergente degli Alpini e partigiano combattente con la seguente motivazione: «Convinto assertore di ogni principio di libertà e fiero oppositore di qualsiasi forma di oppressione, impugnava tra i primi le armi contro i nazifascisti, rifulgendo per impareggiabile audacia e sereno sprezzo del pericolo. In numerose azioni di sabotaggio ed in vari combattimenti, fu valoroso tra i valorosi, facendo risplendere ovunque la nobile fede che lo animava. Durante un poderoso rastrellamento operato da preponderanti forze tedesche, nel sublime ed eroico intento di proteggere la ritirata delle altre formazioni partigiane, volontariamente sostituiva un altro ufficiale partigiano per il comando di un pugno di eroi votati a sicura morte. In più ore di duri e cruenti combattimenti fu mirabile esempio di calma e di eroismo. Sempre presente ove maggiormente infuriava la lotta, fu epico combattente e meraviglioso animatore. Esaurite tutte le munizioni e sopraffatto veniva fatto prigioniero. Rifiutava sdegnosamente la deportazione in Germania, affrontando il plotone di esecuzione con serena fierezza. Cadde sotto il piombo tedesco gridando “Viva l’Italia”. Fulgido esempio di altruismo e di dedizione alla causa della libertà. Castelmagno (Valgrana), 27 aprile 1944».

Onorificenze

Convinto assertore di ogni principio di libertà e fiero oppositore di qualsiasi forma di oppressione, impugnava tra i primi le armi contro i nazifascisti, rifulgendo per impareggiabile audacia e sereno sprezzo del pericolo. In numerose azioni di sabotaggio ed in vari combattimenti, fu valoroso tra i valorosi, facendo risplendere ovunque la nobile fede che lo animava. Durante un poderoso rastrellamento operato da preponderanti forze tedesche, nel sublime ed eroico intento di proteggere la ritirata delle altre formazioni partigiane, volontariamente sostituiva un altro ufficiale partigiano per il comando di un pugno di eroi votati a sicura morte. In più ore di duri e cruenti combattimenti fu mirabile esempio di calma e di eroismo. Sempre presente ove maggiormente infuriava la lotta, fu epico combattente e meraviglioso animatore. Esaurite tutte le munizioni e sopraffatto veniva fatto prigioniero. Rifiutava sdegnosamente la deportazione in Germania, affrontando il plotone di esecuzione con serena fierezza. Cadde sotto il piombo tedesco gridando “Viva l’Italia”. Fulgido esempio di altruismo e di dedizione alla causa della libertà. Castelmagno (Valgrana), 27 aprile 1944.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Giac, b. 772; Righini, b. 26, fasc. 4.
  • Anpi Vicenza (a cura di), Vicentini caduti nella lotta di liberazione, Comune di Vicenza, Vicenza 1947, p. 16.
  • Luigi Pascoli, Riccardo Boschiero, in «Il Patriota», 10 novembre 1945, pp. 1-2.
  • Boschiero Riccardo (Dino): medaglia d’oro al V.M. alla memoria: Vicenza, 2 maggio 1994 a 50 anni dal suo sacrificio, Comune di Vicenza, Vicenza 1994.

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Hanno fatto parte di Gioventù italiana di Azione cattolica anche:

ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
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