Enriques Agnoletti Anna Maria

Anna Maria Enriques Agnoletti
Immagine: Gruppo delle medaglie d'oro al vm
Nome: Anna Maria
Cognome: Enriques Agnoletti
Luogo di nascita: Bologna
Data di nascita: 14/09/1907
Luogo di morte: Firenze
Data di morte: 12/06/1944
Ramo di Azione cattolica:
Partito politico:

Sommario

Note biografiche

Anna Maria Enriques nacque a Bologna il 14 settembre 1907 da Paolo Enriques e da Maria Clotilde Agnoletti. Diversi spostamenti contraddistinsero i suoi primi anni di vita, a seguito del padre, di professione docente universitario e noto biologo. Le tappe che segnarono la sua infanzia furono nelle città di Napoli, Sassari, Padova e infine Firenze, dove terminò il suo percorso di studi, prima con la maturità classica conseguita presso il liceo Michelangelo e, successivamente, con la laurea in Lettere e filosofia ottenuta nel 1930, con una tesi in storia medievale dal titolo La vendetta nella vita e nella legislazione fiorentina, relatore lo storico russo Nicola Ottokar, pubblicata nel 1933 nell’«Archivio storico italiano», XCI (1933), pp. 85-146, 181-223.

Il padre Paolo era di religione ebraica, mentre la madre Maria Clotilde cattolica. Entrambi non praticanti avevano permesso ai figli di crescere in un ambiente prettamente laico, scevro da qualsiasi dettame religioso, consentendo loro di scegliere in libertà il proprio credo. Nel 1933 E.A., dopo aver perfezionato il suo percorso formativo e di studi con un diploma in paleografia e archivistica, vinse un concorso e venne assunta come assistente aggiunto in prova presso l’Archivio di Stato di Firenze, dove, nel 1936, assunse la carica di primo archivista. In quegli anni concentrò il suo lavoro nella pubblicazione delle carte della badia fiorentina nei Regesta chartarum Italiae dell’Istituto storico italiano per il Medioevo, ma dovette sospendere l’opera a causa dell’improvviso e sofferto allontanamento dal suo posto in seguito alla promulgazione delle leggi razziali.

Il provvedimento per E.A., educata nel rispetto della libertà religiosa e che non aveva mai fatto parte della comunità israelitica, fu sofferto. Anzi, seguendo l’indirizzo datole dall’insegnamento materno, si avvicinò a un percorso di fede particolarmente impegnativo, iniziato nel 1936, che la portò alla conversione al cattolicesimo e al battesimo, amministrato nel 1938 da don Giulio Facibeni, prima, dunque, del suo allontanamento dall’Archivio di Stato di Firenze. Nonostante il suo avvicinamento alla religione cattolica, a partire dagli ultimi mesi del 1938, a seguito della promulgazione delle leggi, E.A. dovette rinunciare, per non essere perseguita, al cognome del padre, accettando di firmarsi con quello della madre.

Grazie all’interessamento di Giorgio La Pira e per intercessione dell’arcivescovo di Firenze card. Elia Dalla Costa, il nome di Anna Maria venne proposto a mons. Giovanni Battista Montini, che le permise di essere assunta, in qualità di paleografa, presso la Biblioteca apostolica Vaticana a metà del 1939, anno in cui, per intraprendere la nuova esperienza professionale, dovette trasferirsi a Roma. Fu proprio in questo ambiente che conobbe figure di grande rilievo come Alcide De Gasperi e Igino Giordani e, in particolar modo, iniziò ad avvicinarsi alle posizioni di Gerardo Bruni, attivo nel tentativo di fondare una resistenza al regime improntata sui principi di matrice cristiano sociale, anche attraverso la creazione di un partito che si ponesse come alternativa alla Dc e che seguisse un socialismo di stampo liberale ispirato al Vangelo. Proprio su questa linea si pone, nel 1939, la diffusione di un ciclostilato dal titolo Biblioteca cristiano sociale, prodotto da E. e da Bruni, che può essere considerato come il manifesto teorico del futuro Movimento cristiano sociale.

A Roma divenne collaboratrice attiva – tramite l’interessamento della sua collega in Vaticano Silvestra Tea Sesini – dell’Unione Donne di Ac, frequentando con impegno la sede della Presidenza centrale a largo Cavalleggeri, 33.

Dunque, l’inizio della II Guerra mondiale e il successivo ingresso dell’Italia nel 1940 colsero E.A. a Roma, città in cui, in questi anni, fu redattrice e propagandista del periodico «L’Azione», organo ufficiale del movimento dei cristiano sociali, i quali operavano in condizione di clandestinità. Il I Congresso nazionale del movimento venne indetto a Roma il 28 marzo 1943.

All’atto dell’armistizio, l’8 settembre 1943, pur rimanendo nell’ambito della lotta non armata, si adoperò nella Resistenza attraverso una fitta opera di ausilio ai collegamenti tra centro e periferia; la sua presenza, infatti, è ricordata per l’intensa propaganda clandestina svolta nell’area dei Castelli Romani. Alla fine dello stesso anno, verosimilmente in ottobre, la E.A. decise di tornare nuovamente a Firenze, per poter raggiungere il fratello Enzo che si stava distinguendo come una delle figure di spicco della Resistenza in Toscana. È in questo periodo che Bruni e la stessa E.A. decisero di federare il movimento cristiano sociale al Partito d’Azione.

In questo periodo, inoltre, la E.A. avviò i contatti con il gruppo dei cristiano sociali presenti a Livorno, organizzati intorno alla figura di don Roberto Angeli, gestendo e incoraggiando la stampa e la diffusione di un nuovo giornale clandestino, nominato «Rinascita», che uscì inizialmente dattiloscritto e poi presso l’editrice Fiorentina, come espressione della loro presenza nella lotta di liberazione. Ma, in questo contesto, fu soprattutto impegnata in una continua e preziosa opera di assistenza verso i ricercati politici e gli ebrei che cercavano di scappare dalle deportazioni, oltre che in una fattiva collaborazione a favore delle forze partigiane operanti nella zona.

È durante questo periodo, in cui E.A. curò in prima persona l’intenso e produttivo contatto tra i nuclei di resistenza toscano e romano, che il suo nome emerse durante un interrogatorio al quale vennero sottoposti alcuni esponenti del movimento della capitale. La sua attività fu dunque posta al vaglio delle autorità fasciste, che non tardarono a inviare due agenti che, fingendosi ufficiali dell’esercito sbandati, le chiesero di essere indirizzati verso l’organizzazione di partigiani a lei collegata. Il pretesto la consegnò nelle mani dei nazifascisti. Venne, infatti, catturata e posta in stato di arresto il 12 maggio 1944, a Firenze, presso la sua abitazione in via Tripoli, insieme alla madre con la quale condivideva la clandestinità. Durante la perquisizione vennero recuperati diversi indizi della sua attività a favore della Resistenza, falsi documenti di identità e lasciapassare della Todt da distribuire a ebrei e partigiani per non essere riconosciuti dalle forze nazifasciste e diverse stampe del giornale «Rinascita».

Passati tre giorni, E.A. e la madre vennero portate a Villa Triste dal reparto dei servizi speciali di Firenze, tristemente noto come “Banda Carità”, dove venne posta a un duro interrogatorio e a torture di diverso genere nel tentativo di estorcerle informazioni. Nessun dato di rilievo o notizia sulle bande partigiane venne fornito agli aguzzini, costringendoli a prolungare l’inquisitoria che si protrasse per otto giorni, fino al trasferimento delle due donne presso il carcere di Santa Verdiana. Le accuse che le furono mosse abbracciarono tutto il campo del suo operare; inoltre, le veniva imputato di essere tra i dirigenti di un partito clandestino che sosteneva la Resistenza, quello dei cristiano sociali, non per ultima la contestazione di appoggiare l’operato del fratello Enzo, dirigente del Cln toscano. L’ostinato silenzio della E.A. indusse i nazifascisti a confermare le accuse e i sospetti che si trattasse di una figura di rilievo nella resistenza toscana. Per questo motivo, il 12 giugno 1944 venne prelevata dal carcere da un gruppo di SS e portata a Monte Morello, a Cercina, una località nel comune di Sesto Fiorentino, dove erano stati condotti anche altri partigiani: in questo luogo, un plotone di esecuzione mise fine alla sua vita.

Nel 1947 le venne conferita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la qualifica di partigiana combattente, con la seguente motivazione: «Immemore dei propri dolori, ricordò solo quelli della Patria; e nei pericoli e nelle ansie della lotta clandestina ricercò senza tregua i fratelli da confortare con la tenerezza degli affetti e da fortificare con la fermezza di un eroico apostolato. Imprigionata dagli sgherri tedeschi per lunghi giorni, superò con la invitta forza dell’animo la furia dei suoi torturatori che non ottennero da quel giovane corpo straziato una sola parola rivelatrice. Tratta dopo un mese dal carcere delle Murale, il giorno 12 giugno 1944, sul greto del Mugnone, in mezzo ad un gruppo di patrioti, cadeva uccisa da una raffica di mitragliatrice: indimenticabile esempio di valore e di sacrificio. Firenze, 15 maggio-12 giugno 1944».

Onorificenze

Immemore dei propri dolori, ricordò solo quelli della Patria; e nei pericoli e nelle ansie della lotta clandestina ricercò senza tregua i fratelli da confortare con la tenerezza degli affetti e da fortificare con la fermezza di un eroico apostolato. Imprigionata dagli sgherri tedeschi per lunghi giorni, superò con la invitta forza dell’animo la furia dei suoi torturatori che non ottennero da quel giovane corpo straziato una sola parola rivelatrice. Tratta dopo un mese dal carcere delle Murale, il giorno 12 giugno 1944, sul greto del Mugnone, in mezzo ad un gruppo di patrioti, cadeva uccisa da una raffica di mitragliatrice: indimenticabile esempio di valore e di sacrificio. Firenze, 15 maggio-12 giugno 1944.

Fonti e bibliografia

  • Msl, Archivio istituzionale, Serie Dossier, Lettera E, b. 17, fasc. 12.
  • Isrt, Fondo Enriques Agnoletti Enzo, b. 1.
  • Insmli, Corpo volontari della libertà, Documentazione e materiale storico-statistico, Biografie sui caduti partigiani, b. 166, fasc. 534.
  • Roberto Angeli, Anna Maria Enriques Agnoletti nella Resistenza fiorentina, in «Atti e studi dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana», 6 (1966), pp. 3-13.
  • Anna Scattigno, Dalle carte d’archivio all’impegno nella Resistenza. Anna Maria Enriques Agnoletti, in La Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica “Anna Maria Enriques Agnoletti”, a cura di R. Manno Tolu e F. Martelli, Polistampa, Firenze 2005, pp. 15-44.
  • Ugo Onorati, Anna Maria Enriques Agnoletti partigiana nei Castelli Romani, Sezione ANPI “Aurelio del Gobbo” di Marino; Provincia di Roma; Associazione ONLUS “Senza Frontiere”, Marino 2010.
  • Giuseppe Sircana, Anna Maria Enriques, in Dizionario Biografico degli Italiani, 42, Istituto della Enciclopedia italiana, 1993.

Hanno fatto parte di Unione donne di Azione cattolica anche:

ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
Via Aurelia, 481 – 00165 Roma. Tel. 06.66 27 925 – 06.66 132 443 – info@isacem.it

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