Galli Armando

Armando Galli
Immagine: Isacem, Fondo Giac
Nome: Armando
Cognome: Galli
Nome di battaglia: Gigino
Luogo di nascita: Villongo San Filastro
Provincia/stato: Bergamo
Data di nascita: 05/01/1924
Luogo di morte: Seriate
Provincia/Stato morte: Bergamo
Data di morte: 27/04/1945
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Armando Galli nacque a Villongo San Filastro, in provincia di Bergamo, il 5 gennaio del 1924 da una famiglia di modeste condizioni economiche. Attesi agli studi elementari e medi presso il paese natale, decise di non proseguire il percorso scolastico per poter dare il proprio contributo nel sostentamento familiare. Fin da giovanissimo fu membro del circolo Giac «Pier Giorgio Frassati» attivo presso la parrocchia della chiesa di San Filastro.

Richiamato sotto le armi per svolgere il servizio di leva, dopo un breve periodo di formazione militare venne raggiunto dalla notizia della caduta del regime fascista e della ratifica dell’armistizio di Cassibile che poneva definitivamente fine alle ostilità con le forze angloamericane già presenti nel territorio della penisola. Vista l’ambiguità delle direttive ricevute dai comandi dell’esercito, decise di lasciare il proprio posto e di far ritorno presso la sua abitazione per non rischiare di dover servire sotto la Wehrmacht o di essere internato in Germania. Presi i primi contatti con il movimento resistenziale che andava organizzandosi nella zona, dopo la promulgazione dei bandi Graziani decise di arruolarsi nella 612ª compagnia di Bergamo della Gnr perché temeva, se renitente alla leva, di mettere in pericolo i genitori. Dopo aver servito per alcuni mesi la Repubblica sociale italiana, però, decise di darsi alla macchia e raggiungere le formazioni partigiane della 56ª brigata Garibaldi, inserendosi tra le fila della squadra comandata da Elido Ruggeri detto «Il Gigante». Assunto il nome di battaglia di «Gigino», si distinse in diverse operazioni di sabotaggio e di guerriglia contro le forze nemiche.

Il 27 aprile del 1945, durante le operazioni che seguirono la fase dell’insurrezione generale in provincia di Bergamo, un’autocolonna di militi fascisti guidata dal ras di Cremona Roberto Farinacci si avvicinò a Seriate, paese dove la formazione di G. si era attestata a causa di alcuni guasti che avevano colpito le autovetture al seguito. Per cogliere di sorpresa i partigiani, le truppe della Rsi si avvicinarono all’abitato vestiti in borghese, fingendo di festeggiare la liberazione e, solo una volta arrivati a contatto con gli uomini della brigata partigiana, aprirono il fuoco senza fare distinzioni e mietendo vittime anche tra la popolazione civile. Quella che nel dopoguerra venne ricordata come la «strage di Seriate» fu delineata in una testimonianza del caposquadra Ruggeri: «Ero rimasto con la mia squadra sui camion oltre il ponte sul Serio, in attesa che venisse riparato il motore del mezzo fermo davanti alle scuole. Uditi gli spari al di là del fiume, abbiamo passato il ponte per venire in aiuto ai compagni, mentre ci sparavano da tutte le parti […]. Giunti verso la chiesa, abbiamo visto che stavano arrivando dall’opposta direzione degli automezzi, dai quali è poi scesa della gente camuffata, nel senso che erano vestiti come noi, alla partigiana, con tanto di foulard rosso o verde al collo. […] Arrivati a distanza di tiro dopo aver fatto un salterello indietro, hanno cominciato a far cantare i mitra. È lì che abbiamo lasciato tanti morti». Alla fine della giornata, tra i corpi senza vita che vennero sepolti nel cimitero cittadino venne ritrovato anche quello di G., crivellato da una raffica di mitraglia nemica.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Giac, b. 774, fasc. Gabana-Gazzurelli.

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