Gastaldi Giovanni

Giovanni Gastaldi
Immagine: Gruppo delle medaglie d'oro al vm
Nome: Giovanni
Cognome: Gastaldi
Nome di battaglia: Dottor Marco
Luogo di nascita: Vercelli
Data di nascita: 19/07/1919
Luogo di morte: Forno di Valstrona
Provincia/Stato morte: Verbano-Cusio-Ossola
Data di morte: 09/05/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Giovanni Gastaldi nacque a Vercelli il 19 luglio del 1919. Dopo la morte del padre, la famiglia si trasferì a Torino dove G. ebbe modo di attendere agli studi ginnasiali presso il Regio collegio di Moncalieri e, successivamente, al liceo Lagrange dove conseguì la maturità classica. Terminato il periodo di formazione superiore, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Torino dove, nel corso degli anni, fu attivo tra le fila del circolo Fuci presente nell’ateneo.

Nel febbraio del 1941, rinunciando alla possibilità di rimandare il servizio di leva per terminare gli studi, si arruolò volontario nel 2° reggimento del corpo degli Alpini. Destinato alla Scuola centrale per allievi ufficiali di Aosta, ben presto si ammalò e fu costretto, dopo un periodo di degenza in ospedale, a spostarsi nei reparti di Sanità del regio esercito data l’impossibilità di raggiungere gli effettivi mobilitati al fronte. Nel gennaio del 1943, infine, a seguito di una visita militare che lo ritenne non più idoneo al servizio militare a causa dei postumi della sua malattia, fu collocato in congedo illimitato.

Fatto ritorno a casa, G. decise di riprendere gli studi per laurearsi in medicina. Raggiunto dalla notizia della caduta del regime fascista e, successivamente, da quella della firma dell’armistizio di Cassibile, decise di entrare a far parte del movimento resistenziale già attivo nella zona unendosi a una delle prime formazioni partigiane. Spostatosi in Val Sesia nel corso del febbraio del 1944, assunse il nome di battaglia di «Dottor Marco» e, dopo aver contribuito a organizzare i servizi sanitari dei partigiani nella Valle e nell’Ossola, assunse la dirigenza di un ospedale da campo nei pressi della piccola frazione di Forno di Valstrona, ponendosi al servizio dei combattenti feriti durante gli scontri con le forze nazifasciste.

Il 9 maggio del 1944, mentre si trovava nell’ospedale, venne raggiunto da un reparto della divisione fascista della Tagliamento impegnato in un’ampia operazione di rastrellamento. Dopo un breve tentativo di resistere al nemico, rivelatosi effimero, fu catturato e condotto sul sagrato della chiesa del paese, dove venne fucilato insieme ad altri otto tra pazienti che aveva in cura e partigiani che lo assistevano nella struttura.

Il 5 novembre del 1949, visto il suo costante impegno a favore dei feriti e malati dei reparti partigiani, il rettore dell’Università degli studi di Torino decise di conferire a G. la laurea honoris causa in Medicina e chirurgia. Alla memoria di G. venne decretata la medaglia d’oro al valor militare con la qualifica di partigiano combattente e dirigente di ospedale da campo con la seguente motivazione: «Sanitario delle prime formazioni partigiane della Valsesia, partecipava attivamente, come combattente alle più rischiose imprese, dando continue prove di coraggio e di altruismo notevoli. Dirigente di un ospedaletto da campo, sorpreso con i suoi degenti da un reparto fascista in divisa partigiana, si adoperava con tutte le sue forze per impedire che il nemico sfogasse contro di questi la sua ferocia e continuava fino all’ultimo ad assisterli ed a rincuorarli. Ammassato con essi sul sagrato di una chiesa, cadeva sotto il piombo nemico inneggiando alla Patria ed alla libertà. Forno di Valstrona, 9 maggio 1944».

Onorificenze

Sanitario delle prime formazioni partigiane della Valsesia, partecipava attivamente, come combattente alle più rischiose imprese, dando continue prove di coraggio e di altruismo notevoli. Dirigente di un ospedaletto da campo, sorpreso con i suoi degenti da un reparto fascista in divisa partigiana, si adoperava con tutte le sue forze per impedire che il nemico sfogasse contro di questi la sua ferocia e continuava fino all’ultimo ad assisterli ed a rincuorarli. Ammassato con essi sul sagrato di una chiesa, cadeva sotto il piombo nemico inneggiando alla Patria ed alla libertà. Forno di Valstrona, 9 maggio 1944.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Righini, b. 26, fasc. 4; Giac, b. 772.

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