Alfredo Poli nacque il 31 maggio 1926 a Vobarno, in provincia di Brescia, dove fin da giovanissimo fece parte del locale circolo della Giac. Non è noto il suo percorso biografico fino agli eventi che lo portarono alla morte, se non che nel 1944 decise di entrare a far parte della brigata Giacomo Perlasca delle Fiamme Verdi bresciane che, formata da Ennio Doregatti per riunire ex militari e giovani che avevano rifiutato di rispondere ai bandi emanati da Graziani, operava principalmente in Valtrompia e Valsabbia.
Il 3 marzo dell’anno successivo, a seguito di una segnalazione ricevuta dalla telefonista del centralino pubblico di Vestone, P. fu inviato dai comandi della sua brigata a Provaglio Val Sabbia per avvertire i partigiani della 7ª brigata Matteotti che si erano lì rifugiati di prestare attenzione alle attività di rastrellamento condotte dai nazifascisti proprio in quella zona. Il giorno successivo, il gruppo al quale il giovane si era momentaneamente unito venne però raggiunto e sorpreso all’alba da militi del 40° battaglione mobile della Gnr che, al comando di Ferruccio Sorlini, impegnò la brigata in un breve scontro a fuoco. Accortisi dell’impossibilità di resistere vista la differenza di forze sul campo e la scarsità di munizioni a loro disposizione, i partigiani decisero di arrendersi e consegnare le armi. Uno di loro, cercando di fuggire, morì gettandosi in un burrone, gli altri furono invece condotti a Casto e poi nella caserma di Idro, dove vennero a lungo interrogati e torturati. Il giorno successivo i fascisti costrinsero tutti i giovani catturati ad alzarsi presto e a camminare a lungo, fino a raggiungere la zona di Arveaco, frazione di Provaglio, dove, impossibilitati a continuare per la stanchezza, furono fucilati senza regolare processo.