Alberto Taiti nacque a Prato il 5 ottobre 1921 da Alfredo e Giulia Cieri. Attesi gli studi medi e superiori presso la città natale, decise di iscriversi alla Facoltà di Economia e commercio dell’Università degli studi di Firenze. Fin da giovanissimo frequentò assiduamente l’oratorio parrocchiale e fece parte del circolo Giac «Giuseppe Toniolo» attivo a Prato.
Nel 1941, allora appena ventenne, fu richiamato sotto le armi per assolvere gli obblighi di leva. Costretto a sospendere gli studi, dopo un breve periodo di formazione militare venne nominato sottotenente di fanteria e inviato in Croazia per il presidio delle postazioni italiane avanzate. Fu in questa occupazione che T. venne raggiunto dalla notizia della firma dell’armistizio di Cassibile che, pur ponendo fine alle ostilità con gli angloamericani, lasciava drammaticamente aperto il nodo circa i rapporti da tenere con l’ex alleato germanico. In particolar modo, vista l’ambiguità degli ordini provenienti dal governo Badoglio e l’incertezza dei comandi militari sull’opportunità di resistere all’inevitabile occupazione tedesca dei territori italiani all’estero, diversi reparti del Regio esercito cominciarono a sbandarsi per non rischiare la deportazione in Germania.
Non sono noti i diversi spostamenti che riportarono il giovane in Italia successivamente a questa data e i primi contatti che ebbe con il movimento resistenziale toscano. Certamente dal 1° luglio del 1944 entrò tra le fila della 3ª Brigata Carlo Rosselli della Divisione Giustizia e libertà che, comandata da Mario Del Monaco, operava soprattutto nella zona di Siena e nelle sue vicinanze. Vista l’esperienza, la capacità militare e l’attitudine al comando, T. venne nominato dapprima caposquadra e, successivamente, comandante di distaccamento.
Alla fine di luglio i comandi della sua Brigata decisero di spostare gli uomini nella zona collinare a nord di Settignano in attesa dell’arrivo delle forze alleate e per prepararsi adeguatamente a dare un decisivo apporto alla definitiva battaglia per la liberazione di Firenze dall’occupazione nazifascista. L’11 agosto successivo, infatti, su ordine del Comando militare toscano venne dato il segnale di inizio dell’insurrezione a tutte le formazioni della Resistenza mediante il suono «a martello» della cosiddetta «Martinella», la campana che si ergeva sopra Palazzo Vecchio, famosa perché utilizzata per annunciare l’inizio di conflitti bellici che coinvolgevano il paese, ma che in quell’occasione ebbe il compito di richiamare i partigiani alla battaglia in città. Il segnale, che in verità non era udibile a lunga distanza, venne integrato da un ordine scritto che venne inviato a mezzo staffette a tutti i reparti che erano coinvolti nell’operazione.
Per questo motivo la 3ª Brigata Carlo Rosselli arrivò quando la battaglia era già iniziata da qualche ora e si organizzò per affrontare lo scontro con le truppe nazifasciste asserragliate nei punti nevralgici della città. La formazione guidata dal comandante Del Monaco, dopo aver avuto la meglio contro un gruppo di paracadutisti della Wermacht, si assicurò dapprima il controllo della ferrovia, poi si occupò di limitare l’opera dei cecchini nemici muovendosi casa per casa. Le operazioni si dovettero però presto fermare a causa dell’improvviso sopraggiungere di rinforzi tedeschi che cercarono di accerchiare la brigata partigiana per indurla alla resa. Seppure fosse stato dato immediatamente l’ordine di ripiegamento, la manovra a tenaglia del nemico ebbe successo e si rese necessaria l’azione di un piccolo nucleo di partigiani che proteggesse il fianco della formazione per riuscire a rompere il blocco. A Del Monaco si aggiunsero così T. e altri uomini selezionati che rimasero isolati per favorire il ripiegamento dei compagni. Fu così che, pur riuscendo nello scopo prefisso, il gruppo fu presto individuato e colpito da fuoco incrociato che non lasciò scampo ai partigiani rimasti sul campo.
Il 23 aprile del 1947 alla memoria di T. venne decretata la medaglia di bronzo al valor militare con la qualifica di tenente di fanteria di complemento e partigiano combattente con la seguente motivazione: «Durante un cruento combattimento mentre più ferveva la mischia sprezzante di ogni pericolo, valorosamente si lanciava alla testa dei suoi uomini contro posizioni nemiche sistemate fortemente a difesa. Raggiunto da una raffica avversaria si abbatteva al suolo incitando i compagni fino all’ultimo anelito a proseguire nell’azione. Bell’esempio di coraggio e di slancio fino al supremo sacrificio. Firenze, 11 agosto 1944».