Matteo Lino Fornale nacque a Thiene, in provincia di Vicenza ma in diocesi di Padova, il 15 ottobre 1916. Frequentò l’istituto magistrale “D. Giuseppe Fogazzaro”, dove si abilitò all’insegnamento elementare.
Nel 1938 frequentò la Scuola allievi ufficiali a Spoleto e venne arruolato nel 3° Reggimento dei Granatieri di Sardegna con sede a Viterbo. In questa città, si fece animatore del circolo per soldati intitolato a Guido Negri, il «capitano santo», di cui fu fervente postulante della causa di beatificazione.
Il 28 ottobre 1940 fu inviato a combattere in Albania e Grecia, dove fu ferito. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu fatto prigioniero dai tedeschi e inviato dapprima al lager di Wietzendorf, quindi a Deblin-Irena in Polonia, dove conobbe il prof. Giuseppe Lazzati. Come avrebbe ricordato in seguito, qui «arrivò un gerarca fascista che ci chiese di farci avanti per aderire alla Repubblica sociale. Non solo nessuno si mosse, ma al cenno di un maresciallo noi granatieri intonammo l’inno del reggimento. Il nostro fu un secco no alla nuova dittatura. Purtroppo, il rifiuto ci costò altri giorni drammatici e una lunga prigionia». Infatti, la sua odissea ebbe come tappa Sandbostel, il peggiore campo di internamento per gli Imi, dove strinse amicizia con lo scrittore Giovanni Guareschi e dove con lo stesso Lazzati si fece promotore della scuola di cultura religiosa. Da qui fu trasferito a quello di Wietzendorf, da dove in marcia fu costretto a raggiungere il lager di Bergen-Belsen.
Cessata la guerra, F. rientrò a Thiene, dove riprese l’attività nell’Azione cattolica parrocchiale. Assunto come funzionario del Consorzio agrario, nel 1948 si sposò con Nella Munarini. Dal matrimonio, che ebbe come testimone Lazzati, nacquero i tre figli Manlio, Anna e Patrizia.
Iscrittosi alla Democrazia cristiana, F. fu dapprima consigliere comunale, successivamente assessore provinciale. Fu, quindi, nominato presidente dell’amministrazione ospedaliera di Thiene. Nel 1958 fu eletto deputato nelle file del partito d’ispirazione cristiana, venendo confermato anche nella 4ª e 5ª legislatura.
Si dedicò anche a tenere i rapporti con gli ex- compagni di prigionia attraverso incontri annuali, viaggi sui luoghi d’internamento e giornate di spiritualità all’eremo di San Salvatore, animato da Lazzati. Sua fu la proposta di considerare “luogo sacro” il Monte Cengio, noto come “salto del granatiere”, dove caddero a morte i militi dell’arma, durante la Prima guerra mondiale.
Si spense a Thiene il 20 giugno 2016, quattro mesi prima del compimento dei cento anni.