Augusto Cesana nacque a Carate Brianza, in provincia di Monza e Brianza, il 2 luglio del 1897. Cresciuto in una famiglia dalle modeste condizioni economiche e dalle profonde radici cristiane, fin da giovane fu socio della Giac e, successivamente, dell’Uu.
Durante la Prima guerra mondiale, alla quale prese parte come ufficiale prima del battaglione Exilles del III Reggimento degli Alpini e successivamente del battaglione Morbegno del V Reggimento, venne ferito durante un combattimento sul Col Moschin, cima del Monte Grappa, guadagnandosi due croci di guerra per il coraggio dimostrato sul campo. Terminato il conflitto, dal 1923 divenne segretario della Cassa rurale e artigiana della sua città natale, venendo successivamente promosso direttore, carica che mantenne fino al 9 dicembre del 1942. Nel tempo, legatosi all’opera di don Costante Mattavelli, divenne anche socio della Cooperativa di consumo, fondata proprio dal sacerdote nei primi anni del Novecento.
Durante il Ventennio ebbe a più riprese problemi con il fascismo e si spese a fondo per difendere le due realtà cooperative dalle minacce provenienti dai dirigenti del locale Partito fascista. Fu per questo che fu costretto ad organizzare, nel 1924, un gruppo di ex reduci armati che si ponesse in difesa delle sedi e dei beni delle cooperative contro le possibili incursioni di alcuni militanti fascisti. Nei primi anni di convivenza tra le due realtà, addirittura, dichiarò pubblicamente durante un’assemblea dei soci della Cooperativa di consumo la sua contrarietà ad accettare l’adesione di soci che erano già attivamente impegnati tra le fila del Pnf. Nel corso del tempo, per ovvie ragioni di opportunità, fu costretto ad abbandonare la linea oltranzista e a far cadere il veto posto in precedenza, ma il 20 febbraio del 1930, come riportato dal verbale dell’assemblea indetta per quella giornata, in vista del rinnovo delle cariche sociali che avrebbe visto come candidati diversi fascisti, chiese che la Cooperativa aderisse ufficialmente all’Azione cattolica, come atto di solidarietà verso la campagna di violenza che quest’ultima stava subendo dopo il formale riconoscimento del Concordato, e che i suoi dirigenti ribadissero il carattere storicamente cattolico dell’istituzione.
Inviso dunque fin da subito agli apparati di controllo del regime, non è però noto se dovette subire violenze fisiche a causa della sua posizione ribadita a più riprese. Nelle fonti locali invece è ricostruito un episodio che lo vide indirettamente protagonista quando, al termine di una proiezione cinematografica tenutasi nella sala del palazzo della Società di mutuo soccorso, fu tra quanti dovettero subire un duro pestaggio da parte di militi fascisti che mal sopportavano il successo di pubblico che questi spettacoli riuscivano ad avere, avvicinando la cittadinanza a realtà associative non organizzate dal partito.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale si vide richiamato alle armi il 24 maggio del 1940 dal Comando militare di Cuneo come capitano degli Alpini ma già dal gennaio successivo venne posto in licenza illimitata perché padre di quattro figli. Dopo l’8 settembre 1943, riconosciuto come rappresentante dell’antifascismo della zona di Carate Brianza, fu coinvolto nel Cln locale e cominciò una fervida attività volta a dare assistenza al movimento resistenziale attraverso un’opera di raccolta di materiale fornito dalla ditta Rossi&Meregalli e da lui organizzato per la distribuzione nella cantina della Cassa rurale.
Il 30 dicembre 1944 fu arrestato da un manipolo di fascisti fintisi partigiani mentre si trovava presso la sua abitazione e, dopo un breve periodo nel carcere di San Vittore e una sosta nel campo di Bolzano dove fu utilizzato come interprete, deportato nel campo di concentramento di Flossenbürg con l’accusa di aver supportato e aiutato partigiani e, come membro del Cln, di aver operato per salvare uomini destinati alla deportazione verso i campi nazisti. Poco si sa del periodo che trascorse nel luogo di prigionia visto che riuscì ad arrivare solo la notizia della sua morte, sopravvenuta il 18 marzo del 1945, quando non era lontana la data della liberazione.
Nel 1951 l’Amministrazione comunale di Carate Brianza decise di dedicare una via alla sua memoria.