Paolo Bertolini nacque a Oderzo, in provincia di Treviso, il 17 marzo 1922 da Domenico e Maria Corazza, una famiglia di modeste condizioni economiche. Trasferitosi durante la giovinezza a Pordenone, qui ebbe modo di attendere agli studi elementari e medi e, nel corso del tempo, di avvicinarsi agli ambienti dell’associazionismo cattolico. Iscrittosi al circolo Giac «San Giorgio», si impegnò con serietà e dedizione nelle attività del gruppo tanto da essere designato alla carica di vicepresidente parrocchiale.
Terminato il percorso scolastico e ottenuto il diploma, volle iscriversi all’università per coltivare gli studi umanistici. In questo periodo, anche per poter dare un aiuto finanziario alla famiglia, accettò la cattedra di maestro presso alcuni istituti friulani. Fu in questa occupazione che B. venne raggiunto dalla notizia della caduta del regime fascista e, successivamente, da quella della ratifica dell’armistizio di Cassibile che poneva ufficialmente fine alle ostilità con gli angloamericani. Al contempo, però, il proclama dell’8 settembre, letto dal maresciallo Pietro Badoglio al microfono dell’Eiar, non chiariva i caratteri del rapporto che le forze armate italiane avrebbero dovuto avere con l’ex alleato germanico. I tedeschi, già preparati all’eventualità, si mossero fin da subito per riuscire a occupare tutti i centri nevralgici dell’Italia settentrionale e centrale.
Espresso fin da subito il desiderio di opporsi all’occupazione nazifascista, il giovane prese immediati contatti con il movimento resistenziale che andava formandosi nelle vicinanze di Pordenone e già nelle settimane successive si unì a un gruppo di partigiani che agivano in particolare nella zona della locale stazione ferroviaria allo scopo di sabotare le linee e aprire i vagoni che portavano i prigionieri dei tedeschi nei campi in Germania. A questo, inoltre, venne affiancata una laboriosa attività volta alla produzione di documenti falsi da fornire a partigiani, renitenti alla leva repubblichina, ricercati e fuggiaschi. La documentazione, però, non permette di ricostruire ulteriormente il suo impegno resistenziale, che pure lo portò tra le fila della 3ª brigata Osoppo Friuli, probabilmente nel battaglione guidato dalla futura medaglia d’oro al valor militare e socio della Giac Giuseppe De Monte, e a perdere la vita, il 19 giugno 1944, durante uno scontro a fuoco con un reparto tedesco mentre si trovava con alcuni compagni in località San Pietro di Ragogna, in provincia di Udine.