Bruno Bocconi nacque il 14 luglio 1921 in località Palanzano, in provincia di Parma, da Dante Bocconi e Annita Marossa. Il padre era responsabile dell’ufficio postale di Lagrimone, piccola frazione di Tizzano Val Parma, situato nell’Appennino parmense. B. trascorse gran parte dei suoi anni giovanili a Mezzani, paese non distante dal luogo natale, dove si iscrisse al circolo locale della Giac.
Nel corso del 1938, appena diciottenne, venne assunto nello stabilimento Pirelli di Milano dove lavorò come operaio specializzato per pochi mesi. Il 16 novembre dello stesso anno, dopo aver lasciato la sua occupazione, B. decise di arruolarsi nel regio esercito e venne assegnato come volontario, in ferma di due anni, al 4º Reggimento di artiglieria d’assalto. Le sue capacità gli permisero una rapida carriera militare. Il 16 ottobre 1939, infatti, fu promosso alla qualifica di caporal maggiore e il 18 giugno 1940, dopo pochi giorni dall’ingresso dell’Italia nel II conflitto mondiale, fu nominato sergente. Quando gli venne comunicato il congedo illimitato, il 20 ottobre del 1940, B. decise di tornare a Mezzani e fermarsi presso la casa dei genitori.
Quando, l’8 settembre 1943, B. venne raggiunto dalla notizia dell’armistizio, decise di partecipare alla Resistenza che si stava organizzando nella zona del parmense. Dal 14 giugno 1944 entrò dunque a far parte delle formazioni partigiane, unendosi alle file della 143ª Brigata Garibaldi «Aldo» e assumendo il nome di battaglia di «Fulmine». Il 20 luglio venne nominato caposquadra e dal 4 agosto fu comandante del distaccamento Sambuchi del 2º battaglione Guerriglieri della montagna, una compagine caratterizzata dalla giovane età dei combattenti che vi prestavano servizio.
In questi anni si rivelò fondamentale la sua appartenenza all’Ac che gli permise di intessere rapporti con le autorità della zona dell’alta valle del torrente Parma ottenendo, in questo modo, il favore della popolazione locale e permettendo alla sua formazione di sopravvivere nelle zone montuose circostanti. L’azione di maggior rilievo al quale B. partecipò fu organizzata nel corso dei primi giorni dell’aprile 1945 quando, per spezzare il blocco portato dalle forze tedesche alle bande partigiane operanti nella zona, venne predisposto l’attacco al presidio nazista di Ciano d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, che ormai da diverso tempo ospitava un centro di addestramento delle SS per le attività antiguerriglia.
Il 10 aprile venne coinvolta nell’operazione, insieme a forze alleate attestate nei pressi di Parma e Reggio Emilia, l’intera brigata Garibaldi «Aldo», che doveva convergere in forze al centro del paese a seguito di azioni miranti a scardinare il presidio nazista. Nel corso dell’operazione, di estrema pericolosità, B. fu il primo a offrirsi volontario per raggiungere la riva opposta del fiume Enza, avvicinandosi a Ciano e costituendo una testa di ponte utile per comunicare la possibilità di avanzamento dei reparti partigiani. Pur sotto fuoco incrociato e privo di possibilità di riparo, riuscì ad attestarsi ai margini del paese, seguito da quattro compagni del distaccamento Sambuchi. Alla testa di questo contingente di pochi uomini, B. decise di attaccare comunque il presidio tedesco dislocato a Ciano, per far convergere il fuoco nemico verso le loro posizioni e permettere al battaglione di superare indenne il fiume a attestarsi nelle vicinanze del paese.
Incontrando qualche reticenza al piano proposto da parte dei compagni, fu lui a muoversi per primo, irrompendo nella zona di tiro nemico e permettendo al gruppo di seguire il suo esempio. La reazione nazista fu veemente e solo il B. riuscì, insieme all’amico Nando Mattioli, ad avvicinarsi al caposaldo tedesco, chiedendone sprezzante la resa. Trovatosi senza possibilità di riparo, venne colpito in fronte da una raffica di mitragliatrice e cadde senza vita. Il battaglione partigiano ingaggiò una dura lotta contro le postazioni tedesche e, seppur sostenuto dall’intervento degli aerei americani, solo alla fine della battaglia, quando il paese venne sgombrato dai nemici, fu possibile ritrovare il corpo senza vita di B. La salma venne recuperata e trasportata fino a Lodrignano e tumulata nel cimitero di Moragnano.
La medaglia d’oro al valor militare alla memoria con la qualifica di partigiano combattente gli venne conferita il 18 aprile del 1951, con la seguente motivazione: «Valoroso combattente della lotta partigiana già più volte distintosi per capacità di comandante e per coraggioso comportamento, alla testa di pochi uomini guadava arditamente l’Enza sotto violento fuoco nemico. Portatosi a ridosso delle difese di Ciano d’Enza, chiesti rinforzi ma insofferente dell’attesa, si slanciava da solo con leggendaria audacia nelle vie del paese raggiungendo la piazza. In piedi, allo scoperto, intimava la resa al nemico. Fatto segno a colpi di fuoco rispondeva senza curar di coprirsi. Colpito alla fronte si abbatteva esanime, ma l’audacia del suo gesto contribuiva molto ad animare i partigiani che conquistavano di slancio il paese infliggendo gravi perdite ai tedeschi. Ciano d’Enza (Reggio Emilia), 10 aprile 1945».