Marinelli Zosimo

Zosimo Marinelli
Immagine: Wikipedia
Nome: Zosimo
Cognome: Marinelli
Luogo di nascita: Montombraro di Zocca
Provincia/stato: Modena
Data di nascita: 23/04/1894
Luogo di morte: Bologna
Data di morte: 27/01/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Zosimo Marinelli nacque il 23 aprile 1894 a Montombraro, frazione di Zocca, in provincia di Modena, in una famiglia di solida religiosità. Ultimo di sette figli di Franco ed Elisabetta Chiappelli, agricoltori del luogo, dopo gli studi si iscrisse all’Università di Bologna, che fu costretto a interrompere con l’entrata dell’Italia nella I Guerra mondiale. Come ufficiale di complemento, fu impegnato nel Comando supremo militare italiano. Al termine del conflitto, poté riprendere gli studi, laureandosi a pieni voti in ingegneria mineraria e civile nel 1920. Fu quindi direttore di una miniera di zolfo in Sicilia ma fu licenziato per il rifiuto opposto all’iscrizione al Partito nazionale fascista. Tornato a Modena, dal matrimonio con Flavia Balugani nacquero quattro figli. Fu in questo periodo che s’impegnò più assiduamente nell’Azione cattolica, urtandosi anche con il fascismo. Già nell’autunno del 1922 per aver progettato un ponte per il comune di Zocca, retto dal suocero Battista Balugani, cominciò a essere preso di mira, anche se l’obiettivo reale era l’assalto alle amministrazioni bianche rette dal Partito popolare italiano, per indurre le dimissioni dei primi cittadini, che, come lamentò il segretario provinciale Alessandro Coppi al sottoprefetto di Pavullo, non potevano «essere in modo assoluto considerate come spontanee». Rifiutatosi sempre di prendere la tessera del partito, non solo il 25 luglio 1943 esultò apertamente per la caduta di Mussolini ma anche dopo l’armistizio si attivò per indurre i giovani a non rispondere ai bandi emanati dalla Repubblica sociale italiana. La propaganda attirò evidentemente l’attenzione su M., il quale fornì assistenza e aiuto alla prima banda informale della zona, che si rifugiò in una casa disabitata vicino alla villa di sua proprietà. Il reggente del fascio Vincenzo Minelli, che lo aveva minacciato, il 27 novembre 1943 si diresse con una squadra verso l’abitazione dell’ingegnere ma fu sorpreso dai partigiani alloggiati nei pressi, che lo sequestrarono. L’intera famiglia fuggì e lo stesso M. si allontanò nel bolognese. Per reazione il commissario federale di Modena Giovanni Tarabini Castellani organizzò una spedizione punitiva a Montombraro, saccheggiando la casa dei Marinelli e arrestando un centinaio di persone. Pochi giorni dopo la moglie e le tre figlie furono individuate e arrestate. Lo stesso M., dopo Natale, si costituì nella speranza che i familiari fossero liberati. Rinchiuso nel carcere di S. Eufemia del capoluogo provinciale, fu trasferito a Bologna il 26 gennaio 1944, in seguito all’uccisione del commissario straordinario della Federazione fascista repubblicana, Eugenio Facchini. Il tribunale militare regionale pronunciò la condanna per «concorso nel delitto di omicidio con armi», per avere «con scritti e con parole, con particolari atteggiamenti consapevoli e volontarie omissioni e con atti idonei ad eccitare gli animi, alimentato in conseguenza la atmosfera del disordine e della rivolta», che aveva portato all’«eccidio». Il giorno dopo, prima di essere fucilato insieme ad altri otto uomini al poligono di tiro dell’area di Borgo Panigale, M., nell’ultima lettera alla moglie, scrisse: «il Tribunale ha pronunciato la mia sentenza di morte, ma sono tranquillo. Fa che i miei figli siano onesti come quegli che se ne va a Dio. Ho perdonato e perdono tutti quelli che volontariamente o involontariamente hanno procurato a me questo estremo passo. Nessuno cerchi né pensi a vendetta, ma si pensi e si chieda a Dio la rassegnazione, la pace». Nel testamento scritto mentre era in carcere, aveva esortato i figli «ad amare la chiesa, la famiglia, la terra che ho tanto amato» e ad aiutare «i poveri, ravvisando nel loro volto il volto rattristato di Cristo». Prima dell’esecuzione M. gridò: «Viva l’Italia libera!». L’11 dicembre 2004 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli conferì la medaglia d’oro al merito civile alla memoria con la seguente motivazione: «Ingegnere di elevatissime qualità umane e civili, si prodigò con eroico coraggio contro l’oppressione fascista e partecipò attivamente alla Resistenza organizzando una formazione partigiana. Arrestato, fu barbaramente fucilato a Bologna, essendosi rifiutato di rivelare i nomi dei suoi compagni di lotta. Fulgido esempio di coerenza e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di umana solidarietà».

Onorificenze

Ingegnere di elevatissime qualità umane e civili, si prodigò con eroico coraggio contro l’oppressione fascista e partecipò attivamente alla Resistenza organizzando una formazione partigiana. Arrestato, fu barbaramente fucilato a Bologna, essendosi rifiutato di rivelare i nomi dei suoi compagni di lotta. Fulgido esempio di coerenza e di rigore morale fondato sui più alti valori cristiani e di umana solidarietà.

Fonti e bibliografia

  • Mario Marinelli, Zosimo Marinelli e gli inizi della Resistenza a Montombraro in «Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza di Modena», 7 (1966), pp. 34-37.
  • Ermanno Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino. Per una storia della Resistenza in Emilia, Il Mulino, Bologna 1966, pp. 107-110.
  • Mimmo Franzinelli (a cura di), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza 1943-1945, Mondadori, Milano 2005, p. 171.
  • Renato Balugani, Marinelli apostolo della Resistenza, Sigem, Modena 2006.

Hanno fatto parte di Unione uomini di Azione cattolica anche:

ISACEM – Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia Paolo VI
Via Aurelia, 481 – 00165 Roma. Tel. 06.66 27 925 – 06.66 132 443 – info@isacem.it

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