Puccetti Leandro

Leando Puccetti
Immagine: Isrec Lucca
Nome: Leandro
Cognome: Puccetti
Luogo di nascita: Gallicano
Provincia/stato: Lucca
Data di nascita: 25/03/1923
Luogo di morte: Castelnuovo di Garfagnana
Provincia/Stato morte: Lucca
Data di morte: 03/09/1944
Ramo di Azione cattolica:

Sommario

Note biografiche

Leandro Puccetti nacque a Gallicano, piccolo comune della Garfagnana in provincia di Lucca, il 25 marzo del 1923 da una famiglia di modeste condizioni economiche. Figlio unico, negli anni giovanili trascorsi nel paese natale ebbe modo di attendere agli studi medi e superiori e, nel corso del tempo, di iscriversi e prendere parte alle attività del circolo locale della Giac. Terminato il liceo e ottenuto il diploma, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Pisa e nel periodo universitario entrò a far parte del gruppo Fuci di Lucca.

Alla notizia della firma dell’armistizio di Cassibile, che rendeva ufficiale la resa incondizionata dell’esercito italiano di fronte all’avanzata delle forze angloamericane, P. decise di prendere immediati contatti con i promotori del movimento resistenziale che andava sviluppandosi in Toscana e organizzò un gruppo di giovani che cominciò a coordinare nella clandestinità per avversare l’occupazione tedesca. Nelle prime fasi la sua attività si concentrò nel dare rifugio e fornire le necessarie cure mediche ai prigionieri dei campi di concentramento che, sfruttando la confusione dovuta allo sfaldamento dei reparti del Regio esercito, erano riusciti a fuggire dal luogo di prigionia. Nel mese di ottobre accolse in casa e in altri luoghi ritenuti sicuri diversi militari inglesi, antifascisti ricercati ed ebrei che tentavano di fuggire dalle continue operazioni di rastrellamento.

Nel febbraio del 1944, quando la situazione si era ormai delineata e l’occupazione tedesca aveva già mostrato una tragica durezza nei confronti della popolazione civile, il gruppo di P. raggiunse l’Alta Garfagnana e si assestò nei pressi dell’Alpe di Sant’Antonio. Coordinata la sua formazione, che arrivò a contare una settantina di uomini, diede vita alla banda partigiana «Valanga» della 11ª zona e, nel corso del tempo, ebbe modo di prendere parte e distinguersi in diverse operazioni di guerriglia e sabotaggio contro le guarnigioni tedesche presenti nella zona. Visto il suo valore in combattimento e il carisma guadagnatosi nel corso dei primi mesi alla guida del suo gruppo, P. venne confermato con voto unanime di tutti i compagni al ruolo di comandante meritandosi la qualifica partigiana associata a quella di tenente. In una relazione del comando del battaglione stilata nei mesi successivi alla liberazione, furono esplicitati alcuni obiettivi che la banda perseguì fin dai primi giorni per avversare l’occupazione nazifascista: «1) la lotta contro il tedesco invasore per la più sollecita liberazione della Patria; 2) la protezione delle popolazioni rimaste inermi agli attacchi tedeschi; 3) l’annientamento di bande armate che, spacciatesi per partigiane, arrivavano nei paesi spogliando le popolazioni: 4) il controllo sui comuni di Gallicano, Molazzana, Trassilico e Vergemoli, allo scopo di evitare l’oppressione da parte delle autorità comunali ed assicurare loro i rifornimenti alimentari».

Tra i maggiori successi del gruppo, vi furono i duri combattimenti sostenuti contro militi nazifascisti sul Monte Forato sull’Alpe di Sant’Antonio e le azioni condotte contro le strutture militari alla foce del fiume Gello e al ponte di Campia sul Serchio che, trovandosi tra Gallicano e Castelnuovo, era una delle principali vie di comunicazioni tra la città di Lucca e la Garfagnana. Il 29 agosto del 1944 i partigiani del gruppo «Valanga» approntarono le loro postazioni difensive sul monte Rovaio, allo scopo di bloccare la strada ai reparti della Wermacht che cercavano di ripiegare in maniera ordinata dietro la seconda fascia di difesa della Linea Gotica. La formazione di P., forte di circa una settantina di uomini, ingaggiò fin dalle prime ore del mattino un violento scontro a fuoco con i soldati nazisti che, vista la loro evidente superiorità numerica, decisero di circondare il gruppo nemico per togliergli ogni via di fuga. Vista la penuria di armi e munizioni che avrebbe condannato i suoi uomini a essere catturati in massa, il giovane comandante decise di offrirsi volontario, insieme a un esiguo numero di compagni, per rompere l’accerchiamento nemico e dare la possibilità di scampo alla sua formazione. Sganciatosi dalla postazione difensiva, si spinse in campo aperto per attirare su di sé il fuoco nemico e, nel tentativo di raggiungere le avanguardie tedesche, venne ferito gravemente all’addome da una scarica di mitra che lo lasciò agonizzante sul campo di battaglia.

Al termine del combattimento, P. fu raggiunto dalla madre che si fece aiutare da alcuni contadini della zona nel tentativo di salvare il figlio portandolo all’ospedale di Castelnuovo Garfagnana, in provincia di Lucca, dove venne ricoverato sotto falso nome per non allertare la guarnigione fascista ancora presente nella cittadina. Nonostante i tentativi di cure, però, il giovane morì quattro giorni dopo.

Nel 1947 l’Università degli studi di Pisa decretò alla memoria di P. la laurea ad honorem in Medicina e chirurgia. Gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare con la qualifica di partigiano combattente e la seguente motivazione: «Giovane studente, dotato di brillanti capacità organizzative e di grande ardore patriottico e combattivo, fu animatore della lotta partigiana dell’Alta Garfagnana. Alla testa dei suoi 70 uomini, già provato in numerosi combattimenti, più volte ferito, lottò strenuamente per aprire un varco alla sua formazione, attraverso uno schiacciante accerchiamento nemico. Inflitte gravi perdite ai tedeschi, ma caduti una ventina di partigiani e fattasi disperata la situazione, sanguinante e stremato di forze, ma sempre ardente di fede e conscio della responsabilità di comandante, attirò su di sé, combattendo, il fuoco di una postazione nemica e consentì, con il cosciente ed eroico sacrificio, lo sganciamento dei superstiti. Le Panie, 29 agosto 1944».

Onorificenze

Giovane studente, dotato di brillanti capacità organizzative e di grande ardore patriottico e combattivo, fu animatore della lotta partigiana dell’Alta Garfagnana. Alla testa dei suoi 70 uomini, già provato in numerosi combattimenti, più volte ferito, lottò strenuamente per aprire un varco alla sua formazione, attraverso uno schiacciante accerchiamento nemico. Inflitte gravi perdite ai tedeschi, ma caduti una ventina di partigiani e fattasi disperata la situazione, sanguinante e stremato di forze, ma sempre ardente di fede e conscio della responsabilità di comandante, attirò su di sé, combattendo, il fuoco di una postazione nemica e consentì, con il cosciente ed eroico sacrificio, lo sganciamento dei superstiti. Le Panie, 29 agosto 1944.

Fonti e bibliografia

  • Isacem, Righini, b. 26, fasc. 4.
  • Pietro Petrocchi, Silvano Valensi, L’altra faccia del mito: diario del gruppo Valanga, Argot, 2017.

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