Severino Barral nacque a Roure, piccolo comune in provincia di Torino nel mezzo della Val Chisone, il 15 dicembre 1922 da Giovanni e Giuseppina Giannetti. La famiglia, di modeste condizioni economiche e di antica tradizione contadina, era dedita alla cura dei campi tenuti in mezzadria. Il giovane B. trascorse gli anni giovanili frequentando assiduamente l’oratorio parrocchiale e il circolo Giac «Santo Stefano» presente nel paese natale. Terminate le scuole elementari, fu costretto a lasciare il percorso scolastico per mettersi a disposizione nei campi in gestione della famiglia.
Nel gennaio del 1941 venne richiamato sotto le armi per assolvere gli obblighi di leva e, dopo un breve periodo di formazione militare presso il distretto di Pinerolo, venne arruolato nella 6ª divisione fanteria alpina Alpi Graie. Alla fine dello stesso anno, insieme al suo reparto, fu destinato in Montenegro come parte del XIV corpo, partecipando peraltro ai combattimenti che portarono alla conquista di Crkvice e Grahovo.
All’inizio del 1943 la sua divisione venne spostata in Liguria per attendere al servizio di presidio del porto de La Spezia. Fu in questa nuova destinazione che B. venne raggiunto dalla notizia della ratifica dell’armistizio di Cassibile e dovette constatare l’ambiguità delle direttive ricevute dai comandi militari in merito all’atteggiamento che si sarebbe dovuto mantenere di fronte all’ex alleato germanico. Visto il generale sbandamento del reparto, il giovane decise di lasciare il proprio posto per non essere costretto ad arrendersi ai tedeschi e fece presto ritorno a casa. Dopo un breve periodo trascorso nascosto presso alcuni parenti, nel febbraio del 1944 prese contatti con il movimento resistenziale organizzatosi nella zona della Val Chisone ed entrò a far parte della brigata partigiana «Monte Albergian». Tra le fila di questa formazione si distinse per la preparazione militare e per l’audacia espressa in particolare nelle attività di sabotaggio.
Il maggio successivo, B. venne raggiunto dalle forze nazifasciste in operazione di rastrellamento e arrestato insieme a parte del suo gruppo. Condotto alle Carceri nuove di Torino, venne inutilmente interrogato e seviziato più volte al fine indurlo a rivelare informazioni utili a individuare i responsabili del movimento resistenziale della zona. Il 2 giugno, come rappresaglia per l’uccisione di due ufficiali tedeschi avvenuta qualche giorni prima, venne prelevato dal luogo di detenzione insieme ad altri nove compagni e fucilato nella piazza principale di Coazze. A guardia dei cadaveri, rimasti esposti come monito per la popolazione senza poter essere toccati, furono poste delle sentinelle armate. La sua salma, sommariamente sepolta nel luogo dove era avvenuta l’esecuzione, il 13 aprile del 1946 venne riportata nel paese natale e deposta nel cimitero della parrocchia che aveva frequentato nella sua giovinezza.